«Gloria Pompili poteva essere salvata». Servizi sociali sotto accusa

Gloria Pompili
di Marina Mingarelli
3 Minuti di Lettura
Mercoledì 10 Gennaio 2024, 08:35

«Fai una foto e portala». Così si sarebbe espressa l' assistente sociale del Comune di Frosinone quando una vicina di casa raccontò che i bambini di Gloria Pompili, la giovane mamma residente in via Bellini uccisa a bastonate dalla cugina e dal compagno, erano stati appesi con una cesta al balcone perché la ragazza era costretta a prostituirsi dentro casa. Nonostante, però, la gravità di questa situazione i servizi sociali non avrebbero alzato un dito. Questo il motivo per il quale l'assistente sociale è stata rinviata a giudizio con l'accusa di omessa denuncia di incaricato di pubblico servizio. Ieri mattina l'imputata, oggi 72enne si è presentata in aula. La donna, rappresentata dall'avvocato Pierpaolo Incitti, ha sempre respinto quelle accuse sostenendo di aver fatto nei confronti della giovane mamma, tutto quello che era nelle sue possibilità.

Non la pensano allo stesso modo la madre e il fratello della vittima, che si sono costituiti parte civile tramite gli avvocati Luigi Tozzi e Francesca Campagiorni. L'inchiesta sulle mancanze dei servizi sociali è scaturita dalle motivazioni dalle sentenza di condanna di Loide De Prete e del suo compagno egiziano. «Nella sua qualità di assistente sociale- scrivevano i giudici- ometteva di denunciare all'autorità giudiziaria i reati di maltrattamento in famiglia subìti dalla Pompili e dai minori e favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione in danno della Pompili dei quali era venuta a conoscenza nell'esercizio e a causa del servizio».

Carmela Del Prete, la mamma di Gloria, è convinta che la figlia, se fosse stata aiutata da chi conosceva bene il suo dramma, poteva essere salvata. Anche i giudici della Cassazione quando hanno confermato la condanna definitiva a venti anni per Loide del Prete e per il convivente Saad Mohamed Elesh Salem, accusati di aver ucciso a bastonate la ragazza che aveva soltanto 23 anni, hanno scritto di una morte provocata dalla difficile situazione in cui versava Gloria dovuta alle violenze e alle vessazioni a cui era stata sottoposta per lungo tempo. Secondo le accuse mosse dalla Procura, i servizi sociali sarebbero stati latitanti pur essendo consapevoli della situazione devastante che stava vivendo la giovane mamma. E sarebbe stata proprio l' inerzia e l'immobilismo da parte loro a dare più forza ai due assassini che avevano continuato a vessare la ragazza fino alla notte del 24 agosto del 2017 quando in una piazzola di sosta in territorio di Prossedi, era stata presa a bastonate dalla cugina davanti ai bambini che piangevano terrorizzati. La motivazione di quella aggressione stava nel fatto che quel giorno Gloria che era stata accompagnata a prostituirsi in una zona del litorale romano, aveva portato a casa un incasso molto esiguo. Si tornerà in aula il prossimo 6 febbraio. In questa data verranno ascoltati alcuni testimoni dell'accusa.
Marina Mingarelli
© RIPRODUZIONE RISERVATA

© RIPRODUZIONE RISERVATA