Prostituzione, droga e armi: così le bande albanesi spadroneggiano a Frosinone

Non è la prima volta che c'è uno scontro tra brande. Il riciclaggio con le imprese edili e di noleggio auto

Prostituzione, droga e armi: così le bande albanesi spradoneggiano a Frosinone
di Pierfederico Pernarella
3 Minuti di Lettura
Lunedì 11 Marzo 2024, 06:03 - Ultimo aggiornamento: 13:21

Il capoluogo ciociaro non è esattamente un Bronx, come è stato detto dalle autorità al termine del Comitato per l'ordine e la sicurezza pubblica riunitosi d'urgenza ieri dopo la sparatoria allo "Shake bar", ma l'omicidio di sabato sera ha squarciato il velo su un territorio crocevia delle mafie tra Roma e Napoli, dove la criminalità organizzata e non ha piantato le radici da tempo. Quella albanese, soprattutto, che con gli anni ha scalato i piani alti della malavita locale, spodestando gruppi autoctoni, come quelli delle famiglie rom. Dallo spaccio di droga alla prostituzione, la criminalità albanese ha preso sempre più piede nel territorio e può contare su un'ampia rete di imprese per il riciclaggio del denaro sporco.

Frosinone, il killer era la vittima della spedizione punitiva: in 4 erano arrivati per aggredirlo, lui subito ha sparato

IL CASERMONE

La sparatoria avvenuta sabato sarebbe legata ad una donna contesa, ma l'ombra della droga resta.

Mikea Zaka, il 23enne arrestato per l'omicidio, abitava al Casermone dove la polizia tempo fa lo aveva trovato con 20mila euro in contanti. Faceva da cassiere di una banda, ipotizzano gli investigatori. Il Casermone, grande agglomerato di case popolari posto al centro della città, nonostante le ripetute inchieste, resta uno delle principali piazze di spaccio a sud di Roma. Vedette, telecamere, alloggi blindati per vendere la droga. Ma anche armi. Nel luglio dello scorso anno, in una via limitrofa al Casermone, un uomo a bordo di una Smart, all'ora di pranzo, esplose dei colpi di pistola in aria. Un avvertimento. Solo due giorni prima altri spari erano partiti da un'auto in corsa nel centro storico, nel pieno della movida. Frosinone non sarà un Bronx, ma le armi circolano eccome.

Nel 2016 per un soffio non ci scappò il morto in una sparatoria nella zona Fornaci tra albanesi e romeni che si stavano fronteggiando per il controllo del business della prostituzione nella zona industriale di Frosinone. E ancora, sempre per il mercato a luci rosse, un albanese sparò in faccia ad un connazionale davanti ad un chiosco di panini sulla Monti Lepini, all'ingresso della città.

Ed era solito girare con la pistola al seguito Andrea Kercanaj, 47enne, figura di spicco della criminalità albanese a Frosinone, il ras dello spaccio di via Bellini, sempre all'interno di alloggi popolari nel centro della città trasformati in un supermarket dello spaccio. Sulle facciate i prezzi delle dosi di cocaina. Sempre Kercanaj, nel 2021, restò coinvolto in una sparatoria nel carcere di Frosinone. A fare fuoco, con un'arma recapitata poco prima con un drone, Alessio Peluso, detto O Niro, boss del quartiere nord di Miano a Napoli, che voleva vendicarsi per un pestaggio subito nei giorni prima.

 

© RIPRODUZIONE RISERVATA