Detenuto suicida in carcere, in quattro rischiano il processo

Detenuto suicida in carcere, in quattro rischiano il processo
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Sabato 18 Maggio 2019, 16:08
Detenuto di 24 anni si toglie la vita all'interno del carcere di Regina Coeli a Roma: due agenti di polizia penitenziaria originari di Frosinone e due medici della Rems di Ceccano finiscono davanti al giudice dell'udienza preliminare per l'ipotesi di reato, a vario titolo, di omicidio colposo e falso ideologico.
I fatti risalgono alla notte tra il 23 e 24 febbraio del 2017 quando O.F., di 47anni, e L.V., di 49 anni, entrambi agenti, si trovavano in servizio presso il carcere della Capitale. Quella notte Valerio Guerrieri, detenuto di 24 anni, in un momento di depressione si tolse la vita impiccandosi all'interno dell'istituto penitenziario.
A seguito di quell'episodio la procura avviò un'inchiesta e i due agenti finirono sul registro degli indagati per l'ipotesi di reato di omicidio colposo. A conclusione delle indagini il pubblico ministero ha chiesto il loro rinvio a giudizio. Secondo quanto emerso dall'inchiesta i due indagati, addetti al controllo del detenuto che doveva essere guardato costantemente a causa delle sue condizioni psichiche, non lo avrebbero sorvegliato nei tempi e nei modi stabiliti. Il giovane venne trovato morto all'interno del bagno del carcere. Dato lo stato in cui era caduto il ventiquattrenne, la dirigenza del carcere romano aveva stabilito che doveva essere controllato ogni 15 minuti. Ma secondo le indagini così non sarebbe stato.
Quando i due poliziotti trovarono il ragazzo ormai non c'era più nulla da fare. Inutile ogni tentativo di rianimarlo. Il giovane era deceduto per soffocamento. Subito dopo gli investigatori della procura avviarono le indagini anche per quanto riguarda la corda utilizzata. Come mai dalle ispezioni che venivano effettuate quotidianamente all'interno delle celle non era stata trovata? Domande che attendono ancora di avere delle risposte. I familiari del detenuto, che si sono costituiti parte civile, continuano a chiedere giustizia per il loro Valerio.

Per quanto riguarda i due medici che all'epoca dei fatti si trovavano in servizio presso una Rems di Ceccano sono accusati di falso ideologico perché, avendo sottoposto a visita il giovane detenuto, avrebbero omesso di disporre, date le sue condizioni psichiche, il ricovero in una struttura extra penitenziaria. Secondo la procura se il giovane fosse stato ricoverato in un presidio ospedaliero idoneo alla sua patologia, si sarebbe potuto evitare il suo comportamento autolesivo. Anche per loro è stata avanzata la richiesta di rinvio a giudizio.

L'udienza preliminare si terrà il prossimo 10 giugno. I due agenti di polizia penitenziaria saranno difesi dall'avvocato Cristhian Alviani.
Spetterà adesso al legale difensore smontare tutto il castello accusatorio costruito nei confronti dei suoi assistiti.
 
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