Cassino, dopo il dissesto i grandi creditori non vogliono il taglio delle somme

Cassino, dopo il dissesto i grandi creditori non vogliono il taglio delle somme
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Domenica 21 Marzo 2021, 10:20

Non vogliono fare regali allo Stato né al cassiere del comune di Cassino. Sono i grandi creditori che hanno mandato in dissesto finanziario l’ente per non averli pagati nei tempi giusti. E così sono in fuga. Non stanno rispondendo alle lettere di convocazione dei commissari liquidatori per l’accettazione o meno della transazione del 50 per cento. Intendono aspettare la scadenza dei cinque anni del dissesto, ossia il 31 dicembre 2023. In modo da ripresentare da gennaio 2024 al comune la richiesta di pagamento della somma per intero maggiorata degli interessi, che con il dissesto sono bloccati. E così stanno rispondendo solo i piccoli e medi creditori.

Nei giorni scorsi hanno accettato 32 creditori che incasseranno complessivamente 150 mila euro, sono una ventina di avvocati e poi cittadini che avevano chiesto il rimborso di tasse già pagate. Ma sono piccole somme ridotte della metà. In due anni e mezzo sarebbero stati saldati circa 150 creditori su una lista di oltre 800. Insomma alla fine potrebbe rivelarsi anche un dissesto-beffa perché i grossi creditori stanno dicendo no alla riduzione. E quei debiti potrebbero ritornare dal 2024 nella massa debitoria del comune. Secondo una prima stima potrebbero tornare nel bilancio comunale circa sei milioni di euro di debiti. Una somma consistente che potrebbe pesare moltissimo nel bilanci dal 2024 in poi. Chi accetta le transazioni deve dichiarare di “rinunciare ad interessi e rivalutazione del credito vantato alla data del 31 dicembre 2018 ed a tutte le azioni giudiziali ed esecutive eventualmente intraprese nel frattempo per ottenere la rivalutazione del credito stesso, le cui spese restano ad esclusivo carico della parte che le ha sostenute.” Possono essere saldati tutti i creditori che hanno avuto rapporti di lavoro con il comune di Cassino entro il 31 dicembre 2018.

Infatti la dichiarazione di dissesto finanziario venne approvato il 25 giugno 2018 dall’Amministrazione di centrodestra di D’Alessandro.

I consiglieri di centrosinistra ed altri votarono contro. La giunta Petrarcone in precedenza, su consiglio del ministero dell’Interno (contrario al dissesto dei comuni) e della Corte dei Conti, aveva avviato un programma di ripianamento del debito con rate annuali per trenta anni. Il dissesto è fermo sulla quota di 33mila euro comprese le somme ipotetiche come i 20 milioni rivendicati dal gestore idrico. Una recente sentenza del Tar ha dato ragione al comune e quella somma non è da pagare. Il lunedi e il giovedi i creditori salgono le scale del comune per recarsi negli uffici dei tre commissari ministeriali incaricati di evadere le domande degli oltre 800 creditori, ossia professionisti, fornitori e imprenditori. Ci sono poi cittadini che hanno ottenuto il rimborso di tributi non spettanti ma liquidati con somme irrisorie.

Intanto sono state fissate due sedute consiliari, la prima martedi 23 alle ore 16 per approvare il Piano di gestione e di assestamento forestale dei beni silvo-pastorali del Comune. La seconda assise per martedi 30 marzo (ore 16) con una decina di punti all’ordine del giorno. Tra questi le interrogazioni di Abbruzzese sul rifacimento di piazza Labriola, di Evangelista sui centri di accoglienza e sui progetti del servizio civile, di Mignanelli sulle strade. E inoltre il regolamento per le riprese audiovisive del consiglio comunale e le aliquote di Irpef e Imu e il regolamento per l’affrancazione dei terreni gravati di livelli o di enfiteusi.

D. Tor.

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