Fca, non basta il turno unico: 850 esuberi nel 2024, problemi anche per l'indotto

Fca, non basta il turno unico: 850 esuberi nel 2024, problemi anche per l'indotto
di Alberto Simone
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Venerdì 1 Dicembre 2023, 08:11 - Ultimo aggiornamento: 08:12

Ultimo giorno di lavoro, ieri (30 novembre), per gli operai dello stabilimento Fca Cassino Plant. I cancelli della fabbrica più grande e importante della regione Lazio resteranno chiusi ben 40 giorni, e cioè da oggi al prossimo 10 gennaio. Le tute rosse dell'Alfa Romeo torneranno sulle linee giovedì 11 gennaio e per tutto il 2024 si lavorerà su un unico turno: la produzione si dimezzerà passando dagli attuali dieci turni settimanali a cinque, o al massimo sei, in quanto c'è la possibilità di lavorare anche il sabato mattina: su questo punto, e per decidere se sarà istituito un unico turno centrale giornaliero, o si manterrà solo quello della mattina, ci sarà prossimamente una nuova riunione tra la dirigenza aziendale e le sigle sindacali.

IL PIANO

E non è tutto: come non bastasse la serrata di dicembre e il turno unico a partire da gennaio, per il 2024 l'azienda prevede 850 esuberi. Degli attuali 2.900 operai, quasi un terzo sono cioè in sovrannumero rispetto alla produzione necessaria: per questo motivo resterà aperta la finestra per i pensionamenti anticipati e tutto fa presagire che nel corso dell'anno ci sarà un'ulteriore emorragia occupazionale senza nuove assunzioni. La fabbrica, infatti, tornerà a produrre a pieno regime solo dal 2025 quando, come annunciato dai vertici di Stellantis, sulle linee arriveranno due modelli elettrici a marchio Alfa che andranno a sostituire Giulia e Stelvio sulle linee da molti anni.
Il futuro, però, è ancora da delineare con certezza: se è vero che a Cassino sono stati assegnati due nuovi modelli e la piattaforma Stla-Large, è altrettanto vero che non ci sono certezze sui tempi. Tutto ciò, unitamente al fatto che nel corso del mese scorso la dirigenza aziendale ha messo in vendita la storica palazzina uffici e sono stati dismessi alcuni reparti, non fa presagire nulla di buono, ragion per cui si sono attivate anche le istituzioni politiche: il caso è stato ieri all'attenzione del Consiglio comunale di Cassino mentre questa mattina, a partire dalle 10, sul tema ci sarà un Consiglio regionale straordinario richiesto dalle opposizioni.
Il clima è molto teso, fuori e dentro lo stabilimento.

Se la Uilm e la Fim-Cisl vedono il bicchiere mezzo pieno e guardano con entusiasmo al futuro che verrà, la Fiom-Cgil e la FlmU-Cub mostrano perplessità e scetticismo. In particolare il sindacato di base evidenzia che «durante l'ultima assemblea dei lavoratori, la direzione aziendale, per tramite di Cisl e Uil, ha annunciato 850 esuberi strutturali per l'anno 2024, ovvero un terzo del personale. Nella stessa assemblea, senza alcun principio logico, la direzione aziendale ha annunciato che i lavoratori superstiti dovranno lavorare anche il sabato, perdendo una quota importante di salario dovuta al turno unico. Ovvero, per farla breve: nel 2024 dovremmo lavorare di più ed essere pagati meno. Invece di ridurre l'orario di lavoro e le giornate di lavoro settimanali, come avviene nelle altre case automobilistiche europee, lo si aumenta unilateralmente e con l'avallo dei rappresentanti sindacali più compiacenti. A partire da gennaio lo scontro sarà aperto» mettono dunque in guardia i delegati sindacali della FlmU-Cub di Cassino.

LE RIPERCUSSIONI

Le ripercussioni della crisi Stellantis sono immediate anche sull'indotto: nei giorni scorsi la Direzione Aziendale di Tiberina Cassino, una delle più grandi aziende dell'indotto ha tenuto un incontro con i sindacati e sono state evidenziate le criticità avute nell'anno in corso che hanno determinato una riduzione rispetto al budget pari al 22%, nonostante il miglioramento dell'efficienza soprattutto dovuto all'impegno delle maestranze sulle quali è gravato un aumento dei carichi di lavoro. A questo va aggiunta la lunga fermata che avrà ripercussioni serie sul salario dei dipendenti che saranno collocati in cassa integrazione. «Per l'inizio dell'anno - mettono in guardia Rosa D'Emilio della Fiom-Cgil e Francesco Esposito della Fim-Cisl - le cose sono destinate a peggiorare con riduzione del lavoro di oltre il 40%».
Alberto Simone
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