Vittorio Sabadin

Quell'esempio di stile che ci mancherà

di Vittorio Sabadin
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Martedì 20 Settembre 2022, 00:09 - Ultimo aggiornamento: 23:52

La regina Elisabetta è stata sepolta ieri al castello di Windsor, salutata dall’affetto dei suoi sudditi e dalla commozione del mondo: tutti le volevamo bene. Poche persone nella storia, se si esclude qualche papa, sono state amate così tanto. Eravamo incantati dalla sua dignità: era graziosa e impeccabile, non l’abbiamo mai vista arruffata, mai sudata, mai con qualcosa fuori posto. I britannici l’ammiravano senza riserve, erano orgogliosi di lei, era un distillato del Paese, era l’immagine dell’Inghilterra al suo meglio.


Aveva un grande senso del dovere e del servizio alla nazione. Per 70 anni ha stretto mani, inaugurato scuole, viaggiato per il mondo nei paesi del Commonwealth. Non si è mai lamentata di quel faticoso lavoro che, come le diceva il marito Filippo, “nessuno farebbe se potesse scegliere”. Parlava raramente, ma ogni volta che lo faceva tutto il mondo l’ascoltava, perché ogni sua frase era un titolo di giornale. Erano sempre frasi rassicuranti e amorevoli, di una persona che aveva vissuto tanto e ne aveva viste tante. Faceva discorsi sempre molto brevi, nei quali ogni parola aveva significati sottintesi, ed era scelta con cura. Era materna, caritatevole, fiduciosa dell’aiuto e della speranza che Dio poteva dare alle sue creature. Appena incoronata Regina nel 1953, aveva decretato un’amnistia per i 13.000 soldati disertori che non erano tornati a casa, perché sarebbero stati arrestati. I generali e il governo erano contrari, ma lei, a 26 anni, volle farlo lo stesso. 


Abbiamo tutti partecipato al suo dolore, quando sola tra i banchi della cappella di St George, dove è stata sepolta ieri, ha assistito al funerale del marito, il principe Filippo.

Nel suo semplice abito nero, con la mascherina nera, tolti i gioielli, i titoli, la ricchezza e i costumi, era solo una moglie che salutava con il cuore spezzato l’uomo che aveva tanto amato. La sera prima, il premier Boris Johnson aveva gozzovigliato a Downing Street con i suoi ministri, senza mascherina e ignorando le regole anti-Covid che il governo aveva appena approvato. Questa era la differenza tra lei e il resto delle persone che guidavano la nazione. Aveva atteso il suo turno per il vaccino, era stata anche contagiata come tanti suoi sudditi.


Le volevamo tutti bene anche perché è stata un esempio di buone maniere: non ha mai alzato la voce, non è mai stata volgare, era gentile con tutti, cercava di mettere a proprio agio le persone che riceveva, facendo loro presto passare il terrore di dire o fare qualcosa di sbagliato. Per buona parte del Novecento è stata un esempio al quale le famiglie borghesi guardavano per imparare come poter fare le cose con stile ed eleganza. Ora che se ne è andata sembrano essere finiti anche i valori che rappresentava, che presto svaniranno nell’oblio: senza di lei, abbiamo quasi l’impressione che la volgarità e il cattivo gusto che ci circondano diventeranno sempre più opprimenti. Ci mancherà. Che ora riposi in pace, nell’unico modo che le ha concesso il suo destino.

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