Ruben Razzante
Ruben Razzante

Garante dell’informazione, arma anti fake news

di Ruben Razzante
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Domenica 30 Luglio 2023, 23:55 - Ultimo aggiornamento: 31 Luglio, 20:25

Che la stampa non debba essere soggetta ad autorizzazioni o censure lo prevede il secondo comma dell’articolo 21 della Costituzione. I Padri Costituenti vollero in quel modo blindare la libertà d’informazione e scongiurare il rischio di un ritorno alle forti restrizioni dell’epoca fascista.

Comprimere l’esercizio della libera manifestazione del pensiero provoca un vulnus al principio democratico perché frena la circolazione delle notizie di interesse pubblico e compromette l’esercizio dei diritti fondamentali degli individui. Più volte la Corte Costituzionale, con pregevoli sentenze, ha allargato la portata applicativa di questo principio, condannando qualsiasi intervento a gamba tesa sul terreno dell’esercizio della libertà di stampa e chiarendo che ogni indebita intrusione da parte di pubblici poteri deve essere evitata per assicurare ai media la massima discrezionalità nelle scelte redazionali.


Il principio pluralista, inteso come la massima apertura possibile dei circuiti mediatici ai molteplici punti di vista, assicura la piena realizzazione del diritto dei cittadini ad essere informati correttamente e a formarsi un’opinione libera e consapevole sui fatti.
Il guardiano di questo scenario è il giornalista, chiamato a bilanciare il diritto-dovere di informare con l’osservanza delle norme dettate a tutela della personalità altrui, nel pieno rispetto dei principi deontologici posti a fondamento della sua professione. 


Questo meccanismo virtuoso, da sempre minacciato dai tentativi di condizionamento da parte di altri poteri, nell’oceano del web è costantemente sotto assedio. I tentativi di manipolazione dei contenuti informativi risultano spesso riconducibili a ramificate organizzazioni che lucrano sulla diffusione di fake news o a potentissimi centri di criminalità organizzata che saccheggiano i prodotti editoriali di qualità e li sfruttano economicamente. Le violazioni del copyright, gli attacchi dei cybercriminali agli archivi delle redazioni, le azioni di pirateria sui contenuti editoriali impoveriscono ogni giorno la filiera di produzione e distribuzione delle notizie e contribuiscono alla svalutazione del lavoro giornalistico, che si diluisce nel mare magnum delle esternazioni scomposte e cacofoniche degli avventurieri del web. Ci sono infatti milioni di utenti che scrivono ciò che vogliono senza filtri né controlli e finiscono per disorientare gli internauti. 


Occorre, dunque, vigilare su queste dinamiche perverse, salvaguardando però la libertà di tutti di esprimersi anche con gli strumenti digitali e valorizzando la professionalità giornalistica come l’ingrediente essenziale di una informazione di qualità. Ma nella smisurata complessità dell’ecosistema mediale il giornalista può cavarsela da solo in questa impresa titanica di difendere il prodotto del suo lavoro dalle molteplici e incombenti minacce? 
Bene ha fatto il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, a riaffermare la centralità intangibile della figura del giornalista nella validazione dei contenuti informativi e nel confezionamento di resoconti cronachistici rispettosi della verità sostanziale dei fatti. «L’autenticità dell’informazione è affidata, dalle leggi, alla professionalità e alla deontologia di ciascun giornalista - ha sottolineato il Capo dello Stato nella tradizionale cerimonia del ventaglio - Sarebbe fuorviante e contraddittorio con le stesse disposizioni costituzionali immaginare che organismi terzi possano ricevere incarico di certificatori della liceità dei flussi informativi».


Tuttavia, sarebbe sbagliato liquidare come un’iniziativa censoria la previsione, nel decreto sulle Agenzie di stampa promosso dal Sottosegretario all’informazione e all’editoria, Alberto Barachini, di un «Garante dell’informazione avente la funzione di assicurare la qualità delle informazioni ed impedire la diffusione di fake news, avente provata professionalità, esperienza, imparzialità e senza una pregressa appartenenza all’Agenzia presso cui opera».

L’interpretazione autentica fornita dallo stesso Barachini appare sufficiente a chiarire che non si tratta di un controllore politico ma di un professionista neutrale e con competenze multidisciplinari in grado di supportare il lavoro delle redazioni nelle doverose azioni di contrasto alla disinformazione, senza in alcun modo limitare la discrezionalità dei giornalisti.

La libertà di stampa, nella sua declinazione di diritto dei cittadini ad essere informati ricevendo notizie corrette e accuratamente verificate, potrebbe trarne giovamento.

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