Piero Mei
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Coppa Davis, la storia riscritta da re Jannik e quattro bravi ragazzi

Coppa Davis, la storia riscritta da re Jannik e quattro bravi ragazzi
di Piero Mei
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Lunedì 27 Novembre 2023, 00:31 - Ultimo aggiornamento: 22:12

L’insalatiera più famosa del mondo, che i puristi del vasellame dicono che insalatiera non sia, ma “bowl”, è italiana: è la Davis di Sinner, dei suoi “Carota Boys”, e di Arnaldi, che ci ha portato in altalena nel primo singolare di ieri a Malaga, ma alla fine eravamo lassù. E di Sonego, il complice di doppio di Jannik, di Musetti che ha giocato, di quelli che non l’hanno fatto ma che stanno portando l’Italia del tennis ancora più in alto di quanto mai: un fenomeno che va studiato, come succede spesso allo sport in azzurro, che nelle specifiche graduatorie è sempre nelle zone della vertigine, il che poco capita in campo non sportivo. Un’insalatiera di miele. Ma non solo racchette e volées, servizi ad alta velocità ed altissima precisione: perché la Spagna ieri s’è tolta il rosso che le compete e s’è tinta d’azzurro.

Poco prima che l’“altro Matteo”, come chiamano Arnaldi per via di Berrettini (Carota Boy nell’occasione), scendesse a dare estasi e disperazione alternati, che poi vinse la prima, un altro ragazzo italiano, Francesco Bagnaia, detto Pecco, s’era appena riconfermato campione del mondo delle moto, a Valencia, nella classe maggiore, la più difficile, la più amata. Lui, Pecco, che nella stagione ha perfino rischiato di morire in un incidente di quelli cui non sopravvisse il Sic, Marco Simoncelli. Un italiano su una moto italiana, la Ducati, rossa come la Ferrari che prima o poi…

E’ bello parlare, di questi tempi, di ragazzi italiani come Jannik e Pecco, ragazzi che non se la tirano ma ci tirano su; i cui tiktok sono soltanto gli highlights delle loro imprese.

Ragazzi (Bagnaia ha 26 anni, Sinner 22) che firmano l’albo d’oro dello sport. Jannik è un campionario dei gesti che fanno i campioni del tennis in partita: tutti li conosce e tutti li esegue, quelli del tennis che fu, la Generazione Pietrangeli e la Generazione Panatta, quelli del tennis che è agli sgoccioli, i Fab Four (Federer, Nadal, Djokovic dei record più Murray quando fu) e del tennis che sarà, quello che già intravede per Sinner un numero. Il numero uno.

Che mai fu dipinto in azzurro e che a Pecco Bagnaia appartiene già per la seconda volta. E se il “centauro” ha avuto modo di vivere l’epopea di Valentino Rossi, ma quanto era diverso il Dottor 46, per Sinner, che manco era nato l’ultima volta che l’Italia andò in finale di Davis, era il secolo scorso, figurarsi l’unica volta che l’aveva vinta, che fu quella del ‘76 quando Panatta e compagni andarono a parlare di libertà nel Cile di Pinochet, è tutto nuovo.

Ci porta nel paese delle meraviglie: le meraviglie dello sport italiano cui dovremmo essere abituati, ma non ci abitueremo mai. L’insalatiera di Jannik è l’insalatiera di tutti. È quello che ha detto il ragazzo modello quando gli hanno chiesto a chi dedicasse l’impresa: «A tutti gli italiani e a Matteo Berrettini», che non poteva giocare ma era accanto a loro. Grazie, Sinner che canta Mameli come gli altri, e che ha compiuto il miracolo decisivo battendo due volte Djokovic in un giorno. Forse questi bravi del 2023 non diventeranno fiction come la Squadra del ‘76, ma rivedendo sul podio Nicola Pietrangeli, capitano in Cile, vien da dire: bentornata insalatiera.

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