Roberto Arditti

Calo di consensi/ L’Ucraina e i rave, la scelta di Letta di inseguire il M5S

di Roberto Arditti
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Martedì 8 Novembre 2022, 00:01

Per carità, è del tutto fisiologico trovarsi un po’ spiazzati dopo dieci anni di permanenza al governo con ogni tipo di maggioranza. Ma quel che accade a sinistra è assai più di uno smarrimento momentaneo: è una vera e propria crisi d’identità, è un vuoto politico, è una perdita di senso profondo. A riprova di tutto questo ci sono proprio gli ultimi giorni, giocati su tre temi malamente gestiti che vale la pena mettere in fila per capirsi meglio.
Cominciamo dalle vicende della guerra russa all’Ucraina, dove il Pd si è prodotto nel seguente capolavoro: fare una manifestazione a Roma con il segretario del partito che la pensa al contrario del vero protagonista della giornata (Giuseppe Conte), essendo lui (Letta) più in sintonia con i contenuti di un’altra manifestazione (quella di Calenda e Renzi a Milano).

Infatti il Pd si è distinto per un cristallino sostegno all’impostazione Draghi di piena sintonia con Kiev, Bruxelles e Washington, mentre gli alleati (allora) di governo prendevano molti distinguo (Berlusconi, Salvini e il M5S).
Siccome però con il Terzo Polo oggi è guerra aperta, ecco arrivare la scelta di fare una manifestazione per la pace finendo per fare un regalo a Conte e portando a casa una discreta quantità di fischi. Quindi: nelle due piazze vincono Calenda e Conte, mentre perde Letta e il Pd finisce in imbarazzo totale, perché nessuno sa come conciliare le idee di Guerini con quelle di Bettini. Passiamo adesso alle imminenti elezioni regionali in Lombardia e Lazio. A Roma la situazione è paradossale, perché il gioco delle correnti paralizza tutto e, in particolare, blocca la candidatura dell’assessore Alessio D’Amato, che sarebbe certamente in grado di far convergere sul proprio nome il Terzo Polo.

A Milano poi la candidatura Moratti (oggettivamente inaccettabile a sinistra) finisce per dividere anziché unire, con il risultato molto probabile di portare le tre opposizioni (Terzo Polo, Pd e M5S) ad andare in ordine sparso. A bocce ferme potrebbe finire per essere un assist all’uscente Attilio Fontana. Insomma il tentativo di “rivincita” sul 25 settembre pare complicarsi.

Infine c’è il fronte governo, con sicurezza ed immigrazione in primo piano. Qui a sinistra si procede col pilota automatico, accusando Meloni e i suoi ministri con il solito mix di critiche (autoritari, xenofobi, manettari e così via). Si conferma cioè l’errore di sempre della sinistra, che crede (sbagliando) alla sicurezza come tema di destra, caro ai ricchi ed ai privilegiati. Niente di più falso in verità. Una gestione ordinata dei flussi migratori è nell’assoluto interesse dei più deboli, così come lo è una nazione più sicura, dove per fare un rave party si chiede permesso.

È perfetto il decreto messo in campo dal governo? Certo che no, tant’è vero che sarà modificato in Parlamento. Ma da qui a pensare che gli italiani delle periferie, quelli con meno opportunità e meno soldi, siano tutti tifosi delle Ong e delle serate di sballo a tutto volume ce ne corre. Quello è il popolo che questa sinistra italiana non capisce. E che probabilmente nemmeno più ama.

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