Non è ancora chiaro quanto e cosa abbia ottenuto Volodymyr Zelensky al termine della cena di due sere fa a Parigi, con Macron e Scholz. Il presidente ucraino era arrivato da Londra, dove aveva chiesto aerei da caccia per il suo esercito, e la stessa cosa aveva intenzione di chiedere a Parigi, dove Macron, per l’occasione aveva esteso l’invito al cancelliere tedesco Scholz. Sul bilancio dell’incontro Zelensky è rimasto vago, invocando la riservatezza. Lasciando però ben scolpita una sola, nitida fotografia: quella di un popolo, quello italiano, al quale è stato riservato uno sgarbo rilevante.
All’incontro di Parigi, utile per rinsaldare un legame che dovrebbe già essere forte, era escluso il premier Meloni.
Ad apparire come uno sgarbo è stata la decisione di Zelensky di sedere a quel tavolo. Perché attovagliandosi nel salone dell’Eliseo per chiedere gli aerei da caccia che servono al suo popolo, il leader ucraino non si è domandato come mai non fossero presenti gli altri leader che lo stanno aiutando. Ad esempio il premier di un paese come l’Italia che già all'indomani del 28 febbraio dello scorso anno, a 4 giorni dal primo attacco russo a Kiev, varò un programma di aiuti urgenti. E che da allora ha accettato di sottoporsi a grandi sacrifici per supportare la popolazione ucraina martoriata dalla guerra. L’Italia, prima con Draghi e adesso con Meloni, non ha mai fatto mancare il proprio sostegno e tuttora compare nella fascia alta della classifica dei Paesi che maggiormente hanno contribuito al rafforzamento della resistenza. Certo, i sacrifici economici e materiali sopportati dagli italiani sono poca cosa rispetto al dramma dei cittadini ucraini; tuttavia, sono stati maggiori rispetto a quelli subiti da altri cittadini europei, anche tedeschi e francesi, che in rapporto alle loro capacità economiche hanno fornito meno aiuti (e spesso con qualche ritardo) alle popolazioni vittime dell'invasione. A questo proposito vale la pena ricordare qualche numero, per dare la dimensione dei fatti. La crisi energetica che ha colpito (anche) l’Italia a seguito dell’adesione al boicottaggio della Russia, ha ridotto le disponibilità economiche di una fascia di popolazione ampia, tanto da costringere il governo Meloni ad impegnare in aiuti ben due terzi della manovra di bilancio varata a fine anno, per una cifra di oltre venti miliardi. Una cifra che sarebbe potuta servire per la spesa corrente, per le riforme, per le infrastrutture del Paese.
La sgrammaticatura, dunque, c’è stata. Zelensky ha dato l’impressione di avere una scarsa considerazione del nostro Paese, che prima e più di altri si era preso cura della sua causa. Di tutto questo, ieri, al vertice di Bruxelles, non si e' parlato. Il presidente ucraino ha sorriso a tutti e ha chiesto armi a tutti. E da tutti ha ottenuto sorrisi e rassicurazioni. Anche dal premier Meloni. Ma gli italiani e il loro premier, la stecca nell’assolo di Zelensky, l’hanno sentita eccome.