Mario Ajello
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Lo scontento di Roma/Ora è necessaria una scossa civica non ritorni al passato

di Mario Ajello
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Domenica 28 Ottobre 2018, 00:04
Il male di vivere a Roma e il bisogno di dare una scossa civica alla Capitale si sono presi la scena. Lo hanno fatto nelle piazze, in due piazze. Quella di San Lorenzo e quella del Campidoglio.

Quella di San Lorenzo - ancora sconvolta e impaurita per la barbarie che ha ucciso Desireé - dove il vintage ‘900 dell’Anpi s’è contrapposto ai duri di Forza Nuova. E quella del Campidoglio che ha detto “ora basta” a una sindaca in attesa di verdetto giudiziario (ma la questione importante è quella politica, non processuale) e ha provato ad essere trasversale e non politicamente etichettabile: anche se poi è stata, più che altro, una piazza di una certa sinistra.

Ma al di là delle nature e delle coloriture di questa giornata dello scontento, sta di fatto che Roma sta cercando di dare una forma al proprio malessere profondo. Sente di essere a turning point, sa come prima ma più di prima che deve cambiare, cerca di dare una scossa a se stessa, prova a vincere quella indifferenza che purtroppo è stata la sua sindrome paralizzante e l’alibi con cui i cattivi amministratori di ieri e di oggi hanno continuato a sgovernare questa città. 

<HS9>La Roma che esibisce la profondità del proprio malcontento da insicurezza e da degrado è un segnale nuovo, e che può fare ben sperare. Perché non è la lagna, come ai tempi papalini di Giuseppe Giochino Belli, o il pianto sul latte versato (ho votato e ho sbagliato) ciò di cui c’è bisogno. Ma di un surplus d’impegno da parte dei romani e della consapevolezza generale che senza una rifondazione civile (cioè vera assunzione di responsabilità) e senza un nuovo protagonismo della borghesia, delle professioni e di tutti i ceti cittadini la deriva non si potrà interrompere. 

<HS9>Il risveglio c’è, ma ha qualcosa di antico nella tendenza Marino - l’ex sindaco, prima della Raggi - di molte delle persone che hanno manifestato in Campidoglio. Ed è un risveglio opportuno, perché l’importante è segnalare una (immensa) criticità e imboccare un percorso per uscire dalla crisi, ma almeno ieri non s’è vista la partecipazione larga della città, una mobilitazione veramente civica, quella dei grandi numeri e delle forze estranee agli schieramenti politici che sono la maggioranza e che determinano le svolte autentiche, il cambiamento delle cose. 
Serviva un grido rivolto al Campidoglio, e il grido - senza giustizialismi, senza inutili esibizioni di odio - s’è sentito. Bella l’assenza di bandiere di partito, e anche quel tricolore sbandierato con orgoglio.

Ma il rischio di un civismo non puramente civico ha aleggiato in questo giorno dello scontento. Va assolutamente evitato, insomma, che questo segnale di riscossa venga strumentalizzato da quelli che c’erano prima. Da una parte dai seguaci di Marino - in piazza alla ricerca impossibile di riabilitazione del loro Ignazio - e dall’altra parte dall’attuale Pd che ha subito cercato di soppiatto, insieme a pezzi di altre sinistre, di mettere il cappello su questa manifestazione variamente popolata. 

<HS9>La tentazione di utilizzare il civismo, di forzarlo, di piegarlo a logiche che lo sviliscono e lo neutralizzano è quanto di meno profittevole per Roma e quanto di più vecchio spacciato per nuovo. La politica del passato ha molto contribuito a distruggere questa città. Non è certo stata la soluzione del problema, ma la causa del problema. Ha creato, sull’onda dei propri scandali e delle proprie incapacità, quel consenso popolare che ha portato al Campidoglio la Raggi, perpetuando purtroppo una questione Capitale che ha bisogno di essere finalmente superata e risolta. Ma senza dare adito, per quelli che c’erano prima, a improponibili tentativi di riabilitazione fuori tempo. 

<HS9>Si rischia così per la Capitale - se il civismo non è libero di essere civismo e non mostra la sua autonomia, la sua forza e la sua capacità di aggregare-aggregare-aggregare - il cortocircuito invece del circuito virtuoso. Josip Brodskij, grande spirito e premio Nobel, nel suo “Omaggio a Marco Aurelio” - l’imperatore-filosofo che in groppa al suo cavallo monumentale ha assistito alla manifestazione del Campidoglio - gli si rivolge così: “Sei stato semplicemente uno degli uomini migliori mai vissuti, ed eri ossessionato dal dovere perché eri ossessionato dalla virtù”. Quella del civismo, tra le virtù, è una delle più preziose. Ora che sembra battere un colpo, occhio a non sprecarla. 
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