Angelo De Mattia
Angelo De Mattia

Verso l'intesa/ Patto e Mes, un viaggio su binari paralleli

di Angelo De Mattia
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Venerdì 24 Novembre 2023, 00:10

L’accoppiata nuovo Patto di stabilità-ratifica del Mes sembra incanalarsi su di un binario che consente una maggiore velocità verso un accordo a livello europeo?
Il Governo italiano sostiene, e non senza argomenti, che per decidere sul Mes occorra essere certi e concordi nella definizione della governance comunitaria che è data dal predetto Patto, “simul stant, simul cadent”. Allora, se per quest’ultimo ci si avvia verso una soluzione condivisa, la strada non potrà essere ostruita per la ratifica del Mes. Si tratta, in sostanza, di far sì che due importanti regolamentazioni siano vissute per gli aspetti positivi e le ricadute vantaggiose, piuttosto che come impacci od ostacoli, ovvero interpreti - vale per il Patto - di un rigorismo fuori tempo massimo.
Due i fatti che lasciano ben sperare, anche se per passare agli atti non sarà semplice: da un lato, le parole del cancelliere Scholz, che nelle dichiarazioni successive all’incontro di mercoledì con la premier Meloni ha detto che l’accordo sulla riforma del Patto è vicino e che non si possono obbligare i Paesi che non lo vogliano a praticare politiche di austerità; dall’altro il progetto spagnolo di rivisitazione del Patto, che non è molto lontano da quello della Commissione Ue, e verrà discusso nella riunione dell’Ecofin del 7 e 8 dicembre. In sostanza, la proposta della Spagna, che ha la presidenza di turno dell’Unione, cerca un bilanciamento tra la flessibilità, che sarebbe connaturata a questa materia, con alcune regole certe, minori di quelle richieste dai Paesi rigoristi, i cosiddetti frugali, ma purtuttavia esistenti.

Il progetto prevede che l’aggiustamento dei conti di ciascun Paese venga distribuito in quattro anni allungabili a cinque. Se, però, si superano i parametri del deficit (3 per cento) e del debito (60 per cento) in relazione al Pil, allora sarà la Commissione che dovrà definire una traiettoria tecnica dei conti pubblici per il rientro in tali parametri in quattro anni prorogabili a sette.
Il periodo si potrà come sopra allungare se un Paese si propone di introdurre riforme o effettuare investimenti per la transizione ambientale o per lo sviluppo della digitalizzazione, ovvero ancora per la difesa o per la coesione sociale ed economica.

In sostanza, si tratta di misure tutte rivolte a sospingere la crescita, facendo leva, all’occorrenza, su circostanze attenuanti, accanto alle quali è pure previsto a un livello superiore, per circostanze eccezionali fuori dal controllo nazionale, che un Paese possa ricorrere a una clausola di emergenza. 

Ci stiamo così allontanando da alcune parti della regolamentazione del Patto del 1997 e dal successivo e più miope Fiscal compact. Tuttavia, ancora una scelta netta per una “Golden rule” che escluda “a priori” dal Patto determinate categorie di investimenti, con la contraddizione che l’Unione concorda o chiede determinate misure ai singoli Paesi - si pensi innanzitutto al Piano nazionale di ripresa e resilienza o alla difesa - e poi vuole che queste pesino sul Patto, con la conseguenza di costringere, in determinati casi, a misure di rigida austerity, al contrario di ciò che ha detto il cancelliere tedesco Scholz.

Su questo punto degli investimenti e delle riforme bisognerà lavorare ai fini dell’intesa. Ma, come accennato, se questa si realizza, allora la ratifica del Mes dovrebbe solo e rapidamente concentrarsi, come sembra, sul “quorum” parlamentare necessario per ricorrere ad esso nei casi in cui se ne avverta la necessità. Ma potrebbe essere importante anche chiedere un impegno europeo a rivedere le norme sulla risoluzione delle banche in crisi, visto che la riforma mira soprattutto a fare del Mes un paracadute se il Fondo per tale risoluzione non disponga di risorse sufficienti, e a istituire finalmente il terzo pilastro dell’Unione bancaria, l’assicurazione europea dei depositi.
Se andrà in porto questa complessa riforma, ancor più ineludibile sarà il dovere per la politica monetaria della Bce di fare la propria parte per la crescita e l’occupazione, cominciando con il fare al suo interno un’opera di sintesi delle diverse posizioni.

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