Pensioni, stretta sui maxi assegni e rivalutazioni più basse: parte la caccia alle risorse

Domenica 10 Settembre 2023, 21:32 - Ultimo aggiornamento: 11 Settembre, 17:55

Gli assegni “raffreddati”

Tutti gli altri assegni sono stati “raffreddati”. Quelli tra 4 e 5 volte il minimo, ossia fino a 2.620 euro lordi mensili (1.980 netti) sono stati adeguati all’85 per cento del caro-vita. Quelli tra 5 e 6 volte il minimo (3.150 euro lordi, 2.300 netti), si sono dovuti accontentare di una rivalutazione del 53 per cento. Tra sei e otto volte il minimo, ossia fino a 4.200 euro lordi mensili, che netti sono 2.940 euro, la rivalutazione è stata del 47 per cento, mentre tra otto e dieci volte il minimo, ossia fino a 5.250 euro lordi, che al netto delle tasse fanno 3.583 euro di pensione mensile, l’adeguamento si è fermato al 37 per cento. Fino ad arrivare alle pensioni oltre 10 volte le minime, che sono state “raffreddate” permettendo una rivalutazione solo del 32 per cento. Questo schema vale anche per il prossimo anno. Ma potrebbe non bastare. Entro il 20 novembre di quest’anno dovrà essere indicata la nuova percentuale di perequazione delle pensioni. Le prime stime sarebbero attorno al 5,5-6 per cento. L’adeguamento degli assegni peserebbe sulle casse dello Stato per almeno una decina di miliardi.

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