Cosa succede nella Pubblica amministrazione
Le pubbliche amministrazioni spendono del denaro per il benessere dei propri dipendenti, rimborsando protesi, visite e interventi sanitari, ma anche tasse di iscrizioni ad albi professionali, rette di asili nido, abbonamenti a mezzi pubblici e altre spese.
Tuttavia, come chiarisce l’Aran (l’agenzia che rappresenta le pubbliche amministrazioni), le disposizioni contrattuali di livello nazionale demandano la concessione dei benefici di natura assistenziale e sociale alla contrattazione integrativa e solo in alcuni comparti. In tutto ciò la spesa complessiva è a carico del bilancio dell’amministrazione, nell’ambito di una soglia massima di spesa da non superare, spesso bassa. Tradotto, secondo un’analisi del 2017 della stessa Aran, i benefici pro capite vanno da 1 centesimo per i prefetti ai mille euro in alcuni enti locali, arrivando a circa 2mila euro solo nel caso delle autorità indipendenti.
I fringe benefit nel pubblico riguardano appena alcune migliaia di persone e solo nel 2021 è stato firmato un accordo da governo e sindacati, chiamato “Patto per l’innovazione del lavoro pubblico”, per tentare di stimolarne l’utilizzo nella Pa. Chi già beneficia di voucher, se i fondi a disposizione lo permetteranno, potrà quindi ricevere il prossimo anno fino a mille o duemila euro, ma a discrezione dei manager pubblici che dirigono le singole amministrazioni e sotto l’egida di Comuni, Regioni e ministeri di competenza.
Per dare fino a 2mila euro a tutti i dipendenti statali, servirebbero in teoria qualche miliardo di euro. Soldi che al momento non sono stati stanziati. Quindi i lavoratori di scuola, sanità ed enti pubblici che non hanno già oggi i fringe benefit per lo più non vedranno questo “bonus” aggiuntivo.