E' la prima volta che il ministro dell'Economia si pronuncia sulla questione, dopo che a novembre si era espresso il vicepremier pentastellato Luigi di Maio, che esprimendosi a favore di un eventuale merger dei due player in ottica di operatore unico wholesale only (all'ingrosso), auspicava la chiusura del dossier Tim entro la fine dell'anno passato. A rendere impossibile questo avvenimento il caos all'interno della governance del colosso italiano delle telecomunicazioni.
Nel frattempo prosegue la polemica fra i principali azionisti di Tim, Vivendi (al 23,9% del capitale) ed Elliott (all'8,8%), che sullo scorporo della rete Tim sono su posizioni opposte. Da una parte il fondo americano è aperto a cedere il controllo della rete, per facilitare il merger con Open Fiber, mentre i francesi sono contrari alla cessione del controllo sulla rete in caso di separazione del network, ma aperti ad un eventuale merger con Open Fiber. L'ago della bilancia della prossima assemblea del 29 marzo sarà nuovamente la Cdp, partecipata a sua volta dal Tesoro, che lo scorso 4 maggio si schierò con Elliott favorendo così il ribaltone in cda a favore del fondo americano.
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