Addio al carbone, a partire dal 2025 tanto sole e vento

Addio al carbone, a partire dal 2025 tanto sole e vento
di Francesco Malfetano
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Mercoledì 25 Marzo 2020, 10:40 - Ultimo aggiornamento: 10:45

Prima che il Covid-19, purtroppo, finisse con l'intasare la sua agenda, la nuova Commissione Europea guidata da Ursula von der Leyen aveva un'altra priorità: promuovere il Green Deal europeo. Vale a dire la strategia delineata dalla UE per rendere più sostenibili e meno dannosi per l'ambiente la produzione di energia e, quindi, lo stile di vita dei cittadini del Vecchio Continente.

Un progetto ambizioso per cui sono stati stanziati circa mille miliardi che se da un lato ora rischia la paralisi a causa delle ricadute economiche provocate dalla pandemia, dall'altro non può assolutamente fermarsi. Tant'è che appena il 4 marzo scorso è arrivata la fumata bianca per la legge sul clima europea, il primo provvedimento a rendere vincolante l'obiettivo delle zero emissioni al 2050 e, quindi, a normare davvero l'impegno di mantenere la temperatura media globale al di sotto dei 2 gradi stabilito nel 2015 dalla conferenza sul clima di Parigi (Cop21).

I PERICOLI
Il pericolo ormai noto a tutti infatti è che non riuscendo a contenere le emissioni inquinanti, ci ritroveremo con un innalzamento delle temperature tale da rendere il Pianeta invivibile. Una trasformazione che sebbene sembri ancora lontana o comunque distante, in realtà ci riguarda direttamente. In Italia ad esempio, come ha spiegato, il fisico e meteorologo Luca Mercalli «la Pianura Padana diventerà calda e arida come il Pakistan» e il Mediterraneo nel giro di qualche decennio sommergerà moltissime delle nostre città costiere. Proprio per questo l'emergenza climatica non può essere messa in pausa e va affrontata immediatamente. I terreni di scontro su cui combattere sono tanti ma, dato che il 60% della nostra impronta ecologica è costituita da emissioni di CO2 derivanti dal settore energetico o settori correlati, tra i principali c'è la transizione energetica. Vale a dire il passaggio dall'utilizzo di fonti energetiche non rinnovabili a fonti green.

IL PARAGONE
Una rivoluzione paragonabile a quella industriale di metà 800 che però si verificherà molto più rapidamente, nel corso di una sola generazione, e che è basata su 3 pilastri fondamentali: elettrificazione, decarbonizzazione ed efficienza energetica. Vale a dire su un uso sempre maggiore di energia elettrica in tutti settori (in particolare trasporti, edilizia e industria) che riduca i consumi e soprattutto accantoni le fonti fossili in favore della produzione di energia idroelettrica, eolica, geotermoelettrica e fotovoltaica. Si tratta di evidentemente di un'operazione complessa che passa soprattutto per le iniziative e gli investimenti che Paesi ed industrie mettono in campo. L'Italia ad esempio nel testo definitivo del Piano nazionale integrato per l'energia e il clima (Pniec) appena varato, ha stabilito non solo che produzioni eoliche e fotovoltaiche dovranno crescere a un ritmo pari ad almeno cinque volte quello attuale ma soprattutto che il carbone - la fonte fossile più inquinante - andrà abbandonato entro il 2025. Per farlo però, oltre che della forte crescita dell'energia green, è imprescindibile anche un piano di interventi infrastrutturali che garantisca condizioni di sicurezza del sistema energetico.

Il Belpaese quindi, che per certi versi è già un esempio virtuoso dato che soddisfa circa il 36% della domanda di energia elettrica con le rinnovabili, ha bisogno di un costante e rapido adeguamento della rete di trasmissione. Non a caso, dal lato delle imprese, il colosso tricolore delle reti elettriche Terna ha appena varato il nuovo piano strategico per il 2020-2024 che, proprio «in linea con il Green new deal dell'Ue e con la strategia nazionale di decarbonizzazione» come affermato dall'ad Luigi Ferraris, prevede gli investimenti più alti di sempre «per 7,3 miliardi di euro».

LA LEVA
L'obiettivo dichiarato è porsi «come acceleratore chiave della transizione energetica» facendo leva su innovazione, competenze e tecnologie.

Di questi infatti oltre 4 miliardi serviranno proprio a rafforzare le connessioni tra le zone di mercato, razionalizzare le reti nelle principali aree metropolitane del Paese e incrementare le interconnessioni (come con il Tyrrhenian Link tra Campania, Sicilia e Sardegna). Mentre altri 2 miliardi di euro saranno dedicati ad attività di rinnovo ed efficienza, principalmente per il miglioramento della qualità del servizio, per la digitalizzazione e lo sviluppo di soluzioni sostenibili della rete elettrica.

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