Reddito di cittadinanza, stagionali introvabili: così frena la crescita di turismo e agricoltura

Reddito di cittadinanza, stagionali introvabili: così frena la crescita di turismo e agricoltura
di Francesco Bisozzi
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Venerdì 30 Luglio 2021, 21:38 - Ultimo aggiornamento: 31 Luglio, 11:34

Negli hotel, secondo i calcoli di Federalberghi, mancano all’appello tra 50 e 70 mila lavoratori stagionali. Nei ristoranti e nei bar, stima la Federazione italiana pubblici esercizi di Confcommercio, pesa l’assenza di 150 mila lavoratori stagionali. Nei campi, spiega la Coldiretti, ne servono almeno 50 mila. Uno dei motivi principali per cui le offerte di impiego provenienti dalle imprese del turismo e dell’agricoltura sono cadute nel vuoto, affermano le associazioni di categoria dei settori coinvolti, va ricercato nel Reddito di cittadinanza, che da misura anti-disoccupazione si è trasformato strada facendo in un disincentivo a lavorare.

Reddito di cittadinanza, Garavaglia: «Lo cambieremo perché frena l’economia»

Così il freno del Reddito ostacola la crescita di turismo e agricoltura

Il presidente di Assoturismo Confesercenti, Vittorio Messina, spiega al Messaggero: «Gli alberghi hanno avuto senz’altro difficoltà a reperire personale, complici i sussidi messi in campo negli ultimi due anni, Reddito di cittadinanza in primis.

Risultato? Ad agosto le strutture ricettive delle località di villeggiature più gettonate, grazie al picco dei flussi turistici, faranno il pienone, ma per via dei vuoti di organico che si sono venuti a creare c’è chi ha deciso di rifiutare delle prenotazioni e chi invece non ha rinunciato a occupare tutte le stanze anche a costo di fornire un servizio meno efficiente per via dell’assenza di personale». Insomma, la mancanza di lavoratori stagionali rischia di impattare negativamente sul fatturato Italia di luglio e agosto, determinando una perdita compresa tra 5 e 10 punti percentuali secondo alcune stime.

Federturismo: stagione estiva a rischio per mancanza di personale stagionale

È stato il ministro del Turismo Massimo Garavaglia, in un’intervista rilasciata al Messaggero, a lanciare un nuovo sasso nello stagno del reddito di cittadinanza. «Va corretto con la prossima legge di Bilancio - ha dichiarato - frena la ripresa economica e ha un effetto distorsivo sul mercato del lavoro». I Cinquestelle però non ci stanno e danno la colpa alle Regioni che non hanno potenziato i centri per l’impiego: nei Cpi devono essere assunti entro la fine di quest’anno circa 11.600 operatori esperti ma per adesso ne sono entrati in servizio poco meno di mille e ci sono regioni, come la Campania e la Sicilia, che accolgono il maggior numero di percettori dell’aiuto, dove al 31 marzo l’asticella delle assunzioni nei centri per l’impiego era ancora ferma a zero.

SANZIONI A CHI SI RIFIUTA
 Così il direttore generale di Fipe Confcommercio, Roberto Calugi: «Il ministro ha ragione, servono sanzioni per chi non accetta di lavorare. Il problema è che le offerte di bar e ristoranti non sono tracciate, non passano per i centri per l’impiego ma navigano con il passaparola, e così chi riceve il sussidio può rifiutarle senza correre il rischio di perdere la card. Il sistema delle politiche attive per il lavoro va ripensato». Ma per la Fipe c’è anche un altro problema: il settore dei pubblici esercizi non viene più percepito come “stabile”, ragion per cui in tanti preferiscono andare nella logistica, che al momento offre più prospettive, oppure tenersi il sussidio senza lavoro.

Anche Federturismo sposa la tesi del ministro Garavaglia: «La concorrenza tra lavoro e Reddito si mostra, con particolare evidenza, con riferimento ai profili professionali di livello esecutivo, laddove il livello retributivo previsto dal Ccnl di settore e il valore del sussidio non presentano una differenza abbastanza ampia da incentivare il soggetto beneficiario dell’aiuto a optare per un’assunzione, in particolare stagionale. La difficoltà nel reperire il personale, peraltro in un contesto di forte ripresa della domanda dei servizi turistici, rischia di costituire un problema grave per le imprese del settore, che potrebbe minare le aspettative di recupero delle aziende stesse». Circa 750 mila percettori del Reddito ritenuti attivabili (gli occupabili sono più di 1 milione) non hanno ancora sottoscritto i patti per il lavoro e iniziato a cercare un impiego. Intanto a giugno il sussidio ha raggiunto 1,2 milioni di nuclei. La misura quest’anno è già costata 4,2 miliardi: a fine anno saranno probabilmente diventati 9 miliardi.  

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