Pensioni, aumenti da luglio: scatto fino a 600 euro per le minime, saliranno a 700 euro nel 2024 (e arrivano gli arretrati)

E per i più anziani il governo è pronto ad alzare l’assegno

Pensioni, aumenti da luglio: scatto a 600 euro per le minime, saliranno 700 euro nel 2024 (e arrivano gli arretrati)
di Luca Cifoni e Michele Di Branco
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Domenica 18 Giugno 2023, 23:59 - Ultimo aggiornamento: 19 Giugno, 21:34

Pensionati al minimo pronti ad incassare, dopo sette mesi, gli aumenti stabiliti dal governo con la legge di Bilancio. Mentre Palazzo Chigi già ragiona sulla possibilità di azionare un ulteriore incremento che porterebbe, a partire dal 2024, i trattamenti minimi degli over 75 da 600 a 700 euro mensili. Ma andiamo con ordine. Con la manovra messa a punto alla fine dello scorso anno, l’esecutivo Meloni ha fissato il tasso di rivalutazione delle pensioni minime del 6,4% nel 2023 per gli ultra 75 enni e dell’1,5% per gli altri pensionati. Un incremento che si aggiunge a quello previsto per il recupero dell’inflazione. Di conseguenza nel 2023 gli assegni minimi per chi supera la soglia di età salgono da 563,74 a 599,82 euro e per gli altri a 572,20. Per chi si ritrova al di sotto dell’importo minimo, non avendo diritto all’integrazione, gli incrementi percentuali si applicheranno sulle somme spettanti. Tutti questi ritocchi, finanziati con una copertura di circa 400 milioni, spettano per legge a partire dal primo gennaio. Il che vuol dire che a luglio i pensionati interessati incasseranno, oltre all’assegno aumentato, anche 6 mesi di arretrati relativi alle mensilità comprese tra gennaio e giugno. Ma per il 2024, il governo pensa, come detto, ad un ulteriore salto in avanti.

Pensioni, le motivazioni

Le motivazioni sono anche di tipo politico.

In settimana il Parlamento voterà una mozione che impegna l’esecutivo a portare le pensioni minime a quota mille euro entro la fine della legislatura, fissata per il 2027. Si tratta di un vecchio pallino di Silvio Berlusconi che Forza Italia, come ha ricordato il coordinatore del partito e ministro degli Esteri, Antonio Tajani, intende assolutamente portare avanti. Insomma per il partito fondato dal Cavaliere è una battaglia identitaria che deve trovare almeno una parziale concretizzazione.


Il problema però è che per assicurare questo miglioramento a tutti i trattamenti esistenti servirebbero molti miliardi. Forse addirittura una ventina secondo alcune simulazioni. Decisamente troppi soldi, al momento e probabilmente anche in futuro. Per questa ragione, la maggioranza sta lavorando ad un piano a tappe che prevede, appunto, un primo segnale nel 2024. Vale a dire un ritocco verso l’alto, da 600 a 700 euro, riservato ai soli pensionati al minimo che hanno superato i 75 anni. Una mossa che costerebbe poco meno di un miliardo di euro. Va ricordato che gli incrementi decisi per quest’anno sono transitori, non strutturali. Nel 2024 cioè verranno meno ed al loro posto scatterà un aumento percentuale del 2,7 per cento indipendentemente dall’età dei beneficiari: dunque si tratterebbe di un miglioramento effettivo per chi ha meno di 75 anni, ma di un arretramento per gli altri. C’è però un’altra variabile che entrerà in gioco; da gennaio 2024 scatterà per la generalità dei pensionati un nuovo adeguamento all’inflazione che (compreso il recupero di quanto non riconosciuto nel 2023) dovrebbe superare il 6 per cento. La soglia del trattamento minimo verrebbe così automaticamente portata vicino ai 600 euro. Importo sul quale si applicherebbe l’ulteriore incremento del 2,7 per cento. A quel punto si tratterà di colmare per i pensionati più anziani la differenza con il traguardo dei 700 euro: missione impegnativa ma possibile. Resta da vedere se l’intervento sarà almeno in parte finanziato pure per gli anni successivi.

La circolare

In attesa di questa svolta, come già accennato, a luglio arrivano gli aumenti già spettanti per legge, le cui modalità esatte sono state precisate da una circolare dell’Inps già dallo scorso aprile. La rivalutazione è riconosciuta sulla pensione lorda complessiva in pagamento già rivalutata ordinariamente, che deve essere pari o inferiore al minimo. Sono escluse dalla base di calcolo le prestazioni fiscalmente non imponibili, le prestazioni assistenziali, le prestazioni a carattere facoltativo e quelle di accompagnamento. L’incremento spetta per ciascuna delle mensilità, compresa la tredicesima.

Per le pensioni liquidate nel corso degli anni 2023 e 2024, la rivalutazione aggiuntiva e transitoria è riconosciuta dalla data di decorrenza della pensione. Va applicata quindi sulla pensione lorda complessiva purché non superiore a 563,74 euro. Se durante il 2023 il pensionato compie 75 anni, l’importo verrà adeguato dal mese successivo al compimento dell’età. C’è anche una clausola di salvaguardia: nel caso in cui la pensione complessiva risulti superiore al minimo Inps ma inferiore ai limiti (pari al minimo più rivalutazione aggiuntiva), l’incremento è comunque attribuito, ma fino a concorrenza del limite stesso. Così una pensione lorda di 568 euro, pur essendo superiore al minimo di 563,74, riceverà comunque l’incremento sino a 572,20 o a 599,82 euro. La rivalutazione viene riconosciuta con la stessa cadenza della pensione (mensile, semestrale o annuale). 


Per i trattamenti in convenzione internazionale, la base di partenza sarà l’importo lordo del pro rata italiano in pagamento. Infine per le pensioni ai superstiti cointestate, anche con pagamento disgiunto, la rivalutazione è definita sulla pensione complessivamente spettante a tutti i contitolari, e il beneficio ripartito in proporzione alla percentuale di pensione spettante.

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