Sta diventando caro, anzi carissimo, l’anticipo bancario della liquidazione per i dipendenti pubblici. Secondo la convenzione firmata dal governo con l’Associazione bancaria, il tasso applicato a questo tipo di operazione è pari al Rendistato (il rendimento medio dei titoli di Stato calcolato da Bankitalia) aumentato di uno spread dello 0,4 per cento. Fin quando l’inflazione era bassa e i tassi a zero o sotto zero, l’operazione poteva avere dei vantaggi. Ma nell’ultimo bollettino sul Rendistato pubblicato nei giorni scorsi dalla Banca d’Italia, il tasso di riferimento per questo tipo di operazioni è arrivato poco sotto il 3,9 per cento. Questo significa che aggiungendo lo spread dello 0,4 per cento, il tasso che un dipendente pubblico deve pagare per ottenere da una banca l’anticipo del suo Trattamento di fine servizio, ormai sfiora il 4,3 per cento. Su un importo di 45 mila euro, che è il massimo anticipato dalle banche, il costo dell’operazione insomma, sfiora i 2 mila euro.
Per molti dipendenti statali si tratta di un paradosso. Lo Stato da anni versa la liquidazione a coloro che vanno in pensione con un ritardo tra i due e i cinque anni.
IL PASSAGGIO
L’udienza pubblica della Corte Costituzionale su questo caso c’è stata il 9 maggio scorso. Ma a un mese da quella data ancora nulla è stato deciso. Il tema è delicato anche per i conti pubblici. L’Inps, durante l’udienza pubblica, ha spiegato che pagare in tempo la liquidazione ai dipendenti pubblici avrebbe un costo iniziale per le casse dello Stato di 14 miliardi. L’avvocatura dello Stato ha posto la questione della sostenibilità del bilancio dell’Inps. Ma pochi giorni dopo, il presidente uscente dell’Istituto, Pasquale Tridico, ha capovolto questa tesi. L’Inps, ha spiegato, ha chiuso i conti con un patrimonio di 23 miliardi e un avanzo di 7 miliardi, avendo dunque, piena capienza per pagare il Tfs agli statali.
L’altra questione riguarda, in un periodo di forte inflazione, la rivalutazione delle somme della liquidazione trattenute dall’Inps. Oggi non viene riconosciuto nessun interesse sul pagamento ritardato. Si tratta insomma, di un finanziamento a “tasso zero” per lo Stato a carico dei dipendenti pubblici.Un vantaggio, almeno per le casse dello Stato, enorme. Proprio ieri il Tesoro ha chiuso il collocamento del Btp Valore con un tasso crescente che arriva al 4 per cento. Uno svantaggio invece, per i dipendenti pubblici che devono farsi anticipare i soldi dalle banche pagando più del 4 per cento di interesse. E anche perdendo l’opportunità eventualmente di investire i loro risparmi derivanti dalla liquidazione in titoli di Stato a un tasso vantaggioso.
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