Mutui, un milione di famiglie in difficoltà con le rate: Abi e Tesoro costruiscono una via d'uscita

Il tema riguarda 6,9 miliardi di rate di mutui​ non pagate

Mutui, per 1 milione di famiglie in difficoltà con le rate: Abi e Tesoro costruiscono una via d'uscita
di Rosario Dimito
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Venerdì 14 Luglio 2023, 10:33 - Ultimo aggiornamento: 11:46

Non siamo di fronte ad una nuova pandemia eppure, il carattere di eccezionalità del rialzo dei tassi degli ultimi mesi (4% da luglio 2022 con possibile nuovo aumento dello 0,25% il 27 luglio prossimo) sembra non essere sufficiente per consentire a famiglie e imprese di superare la rigidità delle regole europee sulla classificazione dei debitori. Il tema riguarda 6,9 miliardi di rate di mutui non pagate, una grossa piaga sociale che affligge famiglie e imprese. Governo e banche si sono messe al lavoro con il tavolo aperto da giovedì 13 ed entro fine mese potrebbero individuare una soluzione che consenta a un milione di famiglie in affanno con il pagamento dei mutui, di rimettersi in regola. Da parte degli istituti c'è grandi disponibilità a venire incontro alle famiglie in difficoltà. Come? Rinegoziando il mutuo, cioè allungando la durata del contratto che comporta una riduzione della rata ma dovendo pagare per più tempo, il debitore si farà carico di maggiori interessi. Una specie di uovo di colombo che però necessita di approfondimenti tecnici per metterlo al riparo da insidie normative.

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Il rigore delle nuove regole Eba in materia di default, modificate a partire dal 1° gennaio 2021 con la pubblicazione di un Regolamento dell’Unione europea e specifiche linee guida per tutti i debitori, è infatti molto distante dalla situazione economica attuale di chi è indebitato e già fa fatica a fare i conti con l’aumento esasperante di rate di mutui a tassi variabili e una richiesta di flessibilità nelle norme da applicare da parte dell’Europa sarebbe una delle soluzioni percorribili. 
Nel dettaglio, le regole in materia di default sono finalizzate a uniformare i criteri di classificazione dell’insolvenza. I casi previsti sono tre: ritardo di oltre 90 giorni consecutivi, limite 100 euro e superiore all’1% dell’esposizione verso il gruppo bancario per un cliente privato o pmi, limite di 500 euro per le imprese e superiore all’1% dell’esposizione verso il gruppo bancario per le imprese. In passato, non esisteva una soglia minima, la soglia era pari al 5% ed era possibile la compensazione con altre linee di credito non utilizzate.
Nei casi in cui una banca decide di proporre una soluzione di allungamento dei piani di rimborso del prestito (ciò equivale ad una ristrutturazione del debito) è necessario fare attenzione anche a queste regole.

Il rischio è che la modifica del piano di ammortamento per l’allungamento del prestito con la stipula di un nuovo contratto, equivalga a un ritardo nel pagamento del debito e se questo avviene, scatta un campanello d’allarme e il debitore viene successivamente classificato, al termine di un processo interno, in default, cioè tra i cattivi pagatori. Tutto ciò con conseguenze per la banca (aumento dei crediti deteriorati e accantonamenti) e per la clientela (difficoltà di accesso a nuovo credito).

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Le regole dell’EBA hanno introdotto una nuova categoria di credito “rischioso” definito “forbone” prevista per tutti quei prestiti e/o finanziamenti oggetto di ristrutturazione ovvero per i quali è richiesta una modifica delle condizioni contrattuali inizialmente applicate al debitore. Si tratta di quei crediti per i quali si prevede un cambiamento de piano di rimborso e/o delle condizioni di tasso che fa scattare un allarme finanziario per il mutuatario (debitore), anche se questi non è in difficoltà. Ne consegue che il cliente beneficiario di un allungamento del piano di rimborso dovrebbe essere obbligatoriamente iscritto nella categoria “forbone”. Servirebbe una deroga o una moratoria da introdurre con un provvedimento legislativo che, tuttavia, deve ottenere il benestare sia dell’Unione europea sia dell’Eba. Ed è questo uno dei temi principali del tavolo fra Abi e Tesoro apertosi giovedì 13 in via XX Settembre per gestire due situazioni diverse. Chi è tecnicamente in regola con i pagamenti (anche se in ritardo di un paio di rate) che, per dirla con le parole di Antonio Patuelli: «su richiesta, si possono allungare la durata dei mutui per chi è in regola con i pagamenti o realizzare surroghe», cioè applicare la portabilità del prestito trasferendosi in un’altra banca. E il secondo caso riguardo la platea di coloro che sono in ritardo di molte rate. Si consideri da una ricostruzione della Fabi, sindacato leader dei bancari guidato da Lando Sileoni che vanta un attrezzatissimo e autorevole ufficio studi, che per la fascia di mutui di importo fino a 75 mila euro, sono in essere 84,6 miliardi, fino a 100 mila euro sono 82,9 miliardi, fino a 150 mila euro sono 125,9 miliardi, fino a 300 mila euro sono 109,7 miliardi, infine oltre 300 mila euro sono 22,1 miliardi. Sempre secondo la Fabi, i mutui erogati a tassi variabili si attestano a 142,1 miliardi
Se le proposte delle banche di allungare la durata dei mutui a tassi variabili equivalgono a congelare la rata per chi non ha ritardi nei pagamenti, lo stesso non può dirsi per quella parte di Paese che già non è in regola con i rimborsi o per chi rischia, per poche centinaia di euro (100 e/o 500 euro), di trovarsi in cima alla classifica di “cattivo pagatore”. Inflazione, rate più salate e stipendio non adeguato al costo della vita sono condizioni che neanche l’autorità di vigilanza più lungimirante avrebbe potuto anticipare quando, nel lontano 2016, venivano stabiliti criteri più restrittivi in tema di classificazione a default della clientela. 

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Quello che sta accadendo adesso e di cui ha parlato di recente il Ministro Giancarlo Giorgetti, sollecitando le banche, insegna che l’obiettivo di rendere uniformi regole di classificazione tra diversi paesi europei, proprie della regolamentazione Eba applicata dagli istituti a partire del 2021, poco giova al benessere finanziario di famiglie, imprese, quando la scelta comune di contrastare il fenomeno dell’inflazione – ovvero con il rialzo dei tassi da parte della Bce – produce disparità tra paesi e cittadini. Che sia l’inflazione, la guerra o una pandemia a mettere in ginocchio migliaia di debitori, la verità è che il solo abbassamento degli interessi del finanziamento, oppure un allungamento del periodo di ammortamento del prestito, potrebbe fotografare un debitore in una situazione di inadempimento secondo le regole europee. Cadere nella trappola del “cattivo pagatore”, con un accesso sempre più difficile al credito e a condizioni sempre meno vantaggiose rispetto al passato, è un rischio da coprire con regole certe, magari comuni a specifiche categorie di debitori, che potrebbero avere il sapore delle moratorie “ex lege” ai tempi del Covid e trovare – anche per questa volta - il benestare dell’Eba.
Al tirar delle somme, Abi e Tesoro hanno stilato una road map, prossimo incontro nei primi giorni della settimana che inizierà lunedì 17, per individuare una strada praticabile: rinegoziare il debito allungando la durata del mutuo e quindi abbassando l’ammontare della rata mensile, questo meccanismo attualizzato, genera una invarianza finanziaria perché utilizza il capitale per un periodo più lungo pagando gli interessi. 

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