Per spiegare perché nessun Paese salverà le banche di altri, e perché il Mes non salverà i banchieri ma tutelerà piuttosto i contribuenti, il Segretario generale parte da un caso concreto. «Quando il Single resolution board (l'istituzione europea che si occupa delle risoluzioni bancarie, ndr) deve risolvere una banca, deve trovare i mezzi per farla sopravvivere, almeno in parte, e deve renderla sostenibile», quindi elaborerà un piano di risoluzione. Ogni piano «comprende di solito un cambio nell'assetto proprietario e anche del management», anche perché «se la banca non è solida vuol dire che i banchieri non hanno svolto adeguatamente il loro compito», quindi non è possibile dire «che si salvano i banchieri». E si pensa ai correntisti: «La risoluzione cerca di preservare la stabilità finanziaria assicurandosi che correntisti e investitori non perdano troppo, e che ci sia il minor impatto possibile sul sistema bancario». Tutta l'operazione viene fatta anche con i fondi del Single resolution fund, (Srf), che sono delle banche, e quindi «i soldi dei contribuenti non saranno usati». Per questo tutta l'impalcatura «non è a favore dei banchieri ma dei cittadini e dei contribuenti». Con la riforma il Mes fornirà un paracadute finanziario (backstop) al fondo salva-banche Srf, qualora, in casi estremi, dovesse finire le risorse. Anche questo, spiega Giammarioli, riduce il rischio che soldi pubblici vadano a salvare le banche. «Con l'attuale Trattato possiamo andare e salvare una singola banca, mettendo i nostri soldi a rischio», ha sottolineato, ricordando lo strumento chiamato 'ricapitalizzazione direttà, mai utilizzato. «Con la riforma non sarà più possibile, quindi per me l'argomento è esattamente al contrario: minimizziamo il rischio perché diamo i soldi a una istituzione già ben finanziata» come il Srf.
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