Gas, il prezzo si impenna: sfiorati i 50 euro MWh. Finlandia: «Il gasdotto Baltic Connector è stato sabotato»

Il governo: «Nessuna preoccupazione per le forniture»

Gas, torna a salire il prezzo: sfiorati i 50 euro MWh. Finlandia: «Il gasdotto Baltic Connector è stato sabotato»
di Roberta Amoruso e Rosario Dimito
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Mercoledì 11 Ottobre 2023, 00:02 - Ultimo aggiornamento: 00:03

Tornano i timori sul gas. Questo dicono le quotazioni del metano arrivate ieri a sfiorare quota 50 euro per megawattora in una giornata di calma sulle Borse che intanto scommettono sulla fine del ciclo di rialzi della Federal Reserve. «Non c’è preoccupazione» per le forniture energetiche italiane», si è affrettato a dire Palazzo Chigi, forte degli stoccaggi pieni al 97,2% con le temperature ancora alte in tutto il Paese. Ma il rischio di attentati, sabotaggi e interruzioni negli approvvigionamenti nel clima di tensione alimentato dall’attacco a Israele resta l’incubo peggiore nelle ore in cui la Finlandia parla di «un deliberato atto di sabotaggio» al gasdotto Baltic Connector.

Finlandia, perdita al gasdotto Baltic Connector: «Si sospetta sabotaggio, danno causato da attività esterna»

L’inverno è al sicuro, a patto che gasdotti e impianti di Gnl rimangano integri.

Il mantra si ripete da mesi un po’ ovunque in Europa. E lo ha ripetuto anche ieri «preoccupato» il think tank bruxellese Bruegel, specializzato in questioni energetiche. Ma ieri lo spettro di un nuovo choc energetico capace di gonfiare prezzi e bollette si è fatto avanti prepotentemente man mano che si arricchiva di dettagli il caso dell’insolito calo di pressione nel tubo offshore Baltic Connector che collega la Finlandia all’Estonia e che potrebbe essere stato causato da un sabotaggio volontario. È bastato questo ieri a fare da detonatore alle quotazioni del gas sul mercato di Amsterdam già messe sotto pressione dall’attacco di Hamas a Israele. Il prezzo del metano è salito in una sola seduta del 12,5% a quota 49,4 euro per megawattora, ma l’aumento è di quasi il 30% rispetto ai 38 euro di venerdì scorso.

IL DOMINO
A dare una lettura della situazione ieri mattina era stato l’ad dell’Eni Claudio Descalzi quando ancora non era così evidente, seppure i sospetti ci fosse, che dietro il danno al gasdotto finlandese ci fosse la mano di un sabotaggio.

«L’impatto della guerra sulla produzione del gas è marginale», aveva spiegato Descalzi a margine delle celebrazioni per i 70 anni dell’Eni, ma «sono le possibili conseguenze che spaventano il mercato». In questa situazione, aveva ammesso, «sostituire il gas russo diventa più complesso» facendo riferimento evidentemente alle tensioni possibili sui prezzi. La guerra comunque aggiunge instabilità ad un quadro già complicato, per dirlo con le parole del ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti. Tanto che lo stesso ministro ha ammesso che «se la situazione peggiora, non solo in Italia, ma a livello globale, bisognerà fare delle riflessioni» sulle stime di crescita. 

Del resto dopo l’attacco da Gaza Israele ha chiuso il giacimento di gas offshore di Tamar, il più grande del paese, ora a tiro dei razzi di Hamas. Una chiusura di per sé senza conseguenze significative sui mercati, visto che Tamar (che produce metà del gas israeliano) rifornisce solo Israele, Giordania ed Egitto: poca roba. Ma gli operatori del settore temono altro. Hanno paura che il conflitto si allarghi. Gli Stati Uniti potrebbero bloccare le esportazioni di petrolio dall’Iran (che avevano lasciato fluire per calmierare i prezzi dopo la crisi ucraina). Il Qatar (grande finanziatore di Hamas) potrebbe tagliare le sue forniture di gas all’Europa sottoforma di gas naturale liquefatto (gnl). E soprattutto, si temono attentati ai gasdotti. 

Così, la chiusura del gasdotto tra Finlandia ed Estonia, seppur lontano dallo scenario di guerra in Israele, ha finito per scatenare il panico. Le indagini sono puntate in particolare sulla perdita di gas di un gasdotto sottomarino ma anche ad un cavo di comunicazione che la collega con l’Estonia, il Baltic Connector. Ma il danno «non rappresenta una minaccia per l’approvvigionamento energetico della Finlandia, soprattutto in Inverno», ha assicurato il primo ministro Petteri Orpo. 

IL FARO UE
A monitorare la situazione su gas e petrolio è anche la Commissione europea. Ma intanto ieri il petrolio è tornato a scendere: le quotazioni del Wti a New York hanno perso lo 0,5% a 85,97 dollari al barile. E bene sono andate un po’ tutte le Borse europee, da Milano (+2,3%), a Parigi (+2,01%), fino a Francoforte (+1,95%), a fronte di rendimenti dei titoli di Stato Usa scesi ai minimi da marzo, dopo aver toccato i massimi dal 2007 la scorsa settimana. In discesa lo spread Btp/bund: in un contesto di allentamento delle tensioni e di forte recupero della propensione al rischio, il mercato del debito sovrano europeo archivia la seduta con rendimenti in modesto aumento sul segmento core e in discesa sui mercati periferici. Il Btp decennale trattava a ridosso del 4,75% ed il Bund di pari scadenza in area 2,8% , con lo spread sceso a quota 194 punti.

Le dichiarazioni di alcune colombe della Federal Reserve, secondo le quali il ciclo di rialzo dei tassi potrebbe considerarsi concluso, lo stop alla fiammata del prezzo del petrolio e l’idea che al momento il conflitto in Israele sia circoscritto all’area, senza una escalation regionale, hanno ridotto l’avversione al rischio sui mercati internazionali, con gli acquisti che sono andati a premiare i comparti più ciclici, dai viaggi, all’auto, alle banche. Le Autorità sono particolarmente caute riguardo all’andamento dei prezzi del petrolio, precisando che rappresenta solo una parte dell’inflazione complessiva. 
 

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