"Il governo si è mosso repentinamente, il ministro Di Maio ha visitato Algeria, Qatar e si accingerebbe a svolgere analoghe visite in Azerbaigian e in Africa", analizza Carnelos. "Tutte alternative credibili per ridurre la dipendenza dalla Russia. Ma occorre considerare alcuni fattori: l'Algeria ha un lungo rapporto di cooperazione con la Russia, che è il suo principale fornitore di armi. E c'è in piedi un conflitto latente con il Marocco sulla questione del controllo del Sahara occidentale. Non è scontato che Algeri possa essere così desideroso di soppiantare Mosca. Il gas aggiuntivo dal Qatar, invece, giungerebbe via nave attraverso acque poco tranquille, come lo stretto di Bab el Mandeb su cui si affaccia lo Yemen devastato da una guerra in corso da sette anni; o precarie, come il Canale di Suez rimasto bloccato per una settimana la primavera scorsa. Richiede inoltre la disponibilità di impianti di rigassificazione che in Italia non sono numerosi".
L'Azerbaigian, secondo il presidente di MC Geopolicy, potrebbe invece rifornire l'Italia "con il gasdotto Tap, ma non dimentichiamo che fino a qualche mese fa il Paese era in guerra con l'Armenia. C'è anche l'incremento delle forniture dalla Libia, che è però una terra dove i principali players sono la Turchia da una parte e la Russia dall'altra, una prospettiva non rassicurante".
Un fornitore affidabile sarebbero gli Stati Uniti, "ma anche per il gas proveniente da oltre Atlantico si pone il problema dei ri-gassificatori". Il ministro della Transizione Energetica, Stefano Cingolani, si è detto convinto che la transizione italiana dal gas russo verso altre fonti di approvvigionamento richiederà dai 24 ai 36 mesi, "ovvero tre anni; non sono pochi. In Germania pensano addirittura che la rinuncia al gas russo potrebbe determinare un "tragedia sociale": vuol dire che l'Italia corre lo stesso rischio".
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