Sono tempi abbastanza lunghi, sono offerte che vanno guardate, capite, esaminate, non c'è niente di urgente, non abbiamo un calendario che ci corre dietro. Gestiremo la cosa con i tempi necessari», ha detto ieri mattina Francesco Starace. È un'offerta per il 50% o meno? «Questo potremo dirlo quando avremo finito di esaminarla, non lo posso dire in questo momento - ha risposto Starace al Pirelli Hangar Bicocca - Certamente il 50% era il punto di partenza». L'offerta degli australiani è per l'intera quota sulla quale c'è però il diritto di prelazione di Cdp, socio con l'altro 50%. L'offerta è subordinata ad alcune condizioni. Assieme alla richiesta di una due diligence ci sono clausole di aggiustamento prezzo rispetto ad alcune sopravvenienze. Poi il pretendente vorrebbe tutto il 50% e potrebbe tirarsi fuori nel caso in cui Cassa esercitasse la prelazione su parte delle azioni lasciandogli una tranche inferiore. Ma è evidente che si tratta di una condizione negoziale legata agli sviluppi futuri.
EMISSARI A PALAZZO CHIGI
Inoltre Macquarie chiede un sistema tariffario che garantisca un certo rendimento. Ma la partita ha una valenza strategico-politica per la quale sia Giuseppe Conte che Roberto Gualtieri, assieme ad Alessandro Rivera, la stanno seguendo con attenzione. Due giorni fa si è svolta una riunione al Tesoro fra Rivera, Starace e Fabrizio Palermo per un primo sommario esame del futuro. Risulta che nei giorni precedenti emissari di Macquarie siano stati ricevuti a Palazzo Chigi, a Via XX Settembre e dalla Cdp con cui le conversazioni sono in corso da settimane anche per concordare lo shareholders agreement, in funzione della nuova governance in Open Fiber dove il riassetto servirà a fornire al mercato italiano una rete digitale. Si diceva che il rimescolamento azionario si incrocia con le grandi manovre di Tim e Cdp che hanno siglato un Mou (lettera di intenti) per arrivare alla fusione di FiberCop con Open Fiber, all'interno di un'operazione più ampia che coinvolge anche la rete primaria. Ma i soggetti coinvolti e la politica sarebbero stati spiazzati dalla valutazione di Macquarie a Open Fiber perché essa potrebbe influenzare i valori dei passaggi successivi.
Di sicuro per esercitare la prelazione su parte della quota di Enel opzionata da Macquarie al range massimo (è possibile che Cdp ne rilevi il 30-35% lasciando la differenza al fondo) l'esborso da parte della società pubblica sarebbe molto alto. Per questo la politica è in fibrillazione, anche se comunque, a prescindere dalle condizioni e dalla prudenza di Starace, a pochi giorni dalle regionali e dal referendum tutti i ragionamenti potrebbero essere scritti sull'acqua. Un cda di Cdp è fissato per giovedì 24 e in quell'occasione Palermo potrebbe dare una informativa sommaria, visto comunque che l'eventuale decisione di Cassa sulla prelazione avverrà a valle dell'accettazione dell'offerta da parte di Enel.
Il riassetto delle tlc italiane non può prescindere dall'avallo dell'Europa. Ieri il titolo Tim è sprofondato fino a perdere il 7% (poi ridotto al 2,7%) per alcune indiscrezioni diffuse da Bloomberg, secondo cui l'Antitrust europeo potrebbe opporsi alla creazione di una società unica per la rete a banda larga controllata da Tim. Il timore dell'autorità guidata da Margrethe Vestager, secondo l'agenzia di stampa, sarebbe la nascita di un nuovo monopolio Tim-Open Fiber. Il Tesoro ha prontamente escluso un no dall'Europa mentre fonti della Commissione Ue informano che pur seguendo dai giornali il dossier, alcuna notifica è finora giunta. A sua volta Tim precisa che sta valutando la possibilità di presentare un esposto alla Consob per turbativa.
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