OF, Enel frena su offerta Macquarie Starace: «La valutazione sarà lunga»

OF, Enel frena su offerta Macquarie Starace: «La valutazione sarà lunga»
di Rosario Dimito
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Venerdì 18 Settembre 2020, 11:13
Enel frena sull'offerta di Macquarie per il 50% di Open Fiber facendo leva sulle divisioni nel governo relative alla prospettive della rete unica che dovrebbe nascere dalla fusione fra Open Fiber e FiberCop, la newco creata da Tim nel cui capitale entreranno Kkr e Fastweb per concentrare la fibra secondaria (dagli armadietti alle case). L'offerta del gruppo australiano, che è assistito da Barclays, decisa martedì scorso a Londra come anticipato dal Messaggero, si aggira su 7,3 miliardi di enterprise value e, al netto del debito (circa 2 miliardi), l'equity value messo sul piatto di Enel è di 2,65 miliardi ma, secondo la nota del gruppo elettrico ci sono clausole di earn-out che potrebbero alzare la valutazione a 8 miliardi. «È arrivata ieri (mercoledì, ndr), quindi è un po' difficile valutarla in cda oggi (ieri, ndr), i tempi sono quelli necessari per approfondire cose del genere, parliamo di settimane intere, un mese.

Sono tempi abbastanza lunghi, sono offerte che vanno guardate, capite, esaminate, non c'è niente di urgente, non abbiamo un calendario che ci corre dietro. Gestiremo la cosa con i tempi necessari», ha detto ieri mattina Francesco Starace. È un'offerta per il 50% o meno? «Questo potremo dirlo quando avremo finito di esaminarla, non lo posso dire in questo momento - ha risposto Starace al Pirelli Hangar Bicocca - Certamente il 50% era il punto di partenza». L'offerta degli australiani è per l'intera quota sulla quale c'è però il diritto di prelazione di Cdp, socio con l'altro 50%. L'offerta è subordinata ad alcune condizioni. Assieme alla richiesta di una due diligence ci sono clausole di aggiustamento prezzo rispetto ad alcune sopravvenienze. Poi il pretendente vorrebbe tutto il 50% e potrebbe tirarsi fuori nel caso in cui Cassa esercitasse la prelazione su parte delle azioni lasciandogli una tranche inferiore. Ma è evidente che si tratta di una condizione negoziale legata agli sviluppi futuri.

EMISSARI A PALAZZO CHIGI
Inoltre Macquarie chiede un sistema tariffario che garantisca un certo rendimento. Ma la partita ha una valenza strategico-politica per la quale sia Giuseppe Conte che Roberto Gualtieri, assieme ad Alessandro Rivera, la stanno seguendo con attenzione. Due giorni fa si è svolta una riunione al Tesoro fra Rivera, Starace e Fabrizio Palermo per un primo sommario esame del futuro. Risulta che nei giorni precedenti emissari di Macquarie siano stati ricevuti a Palazzo Chigi, a Via XX Settembre e dalla Cdp con cui le conversazioni sono in corso da settimane anche per concordare lo shareholders agreement, in funzione della nuova governance in Open Fiber dove il riassetto servirà a fornire al mercato italiano una rete digitale. Si diceva che il rimescolamento azionario si incrocia con le grandi manovre di Tim e Cdp che hanno siglato un Mou (lettera di intenti) per arrivare alla fusione di FiberCop con Open Fiber, all'interno di un'operazione più ampia che coinvolge anche la rete primaria. Ma i soggetti coinvolti e la politica sarebbero stati spiazzati dalla valutazione di Macquarie a Open Fiber perché essa potrebbe influenzare i valori dei passaggi successivi.

Di sicuro per esercitare la prelazione su parte della quota di Enel opzionata da Macquarie al range massimo (è possibile che Cdp ne rilevi il 30-35% lasciando la differenza al fondo) l'esborso da parte della società pubblica sarebbe molto alto. Per questo la politica è in fibrillazione, anche se comunque, a prescindere dalle condizioni e dalla prudenza di Starace, a pochi giorni dalle regionali e dal referendum tutti i ragionamenti potrebbero essere scritti sull'acqua. Un cda di Cdp è fissato per giovedì 24 e in quell'occasione Palermo potrebbe dare una informativa sommaria, visto comunque che l'eventuale decisione di Cassa sulla prelazione avverrà a valle dell'accettazione dell'offerta da parte di Enel.

Il riassetto delle tlc italiane non può prescindere dall'avallo dell'Europa. Ieri il titolo Tim è sprofondato fino a perdere il 7% (poi ridotto al 2,7%) per alcune indiscrezioni diffuse da Bloomberg, secondo cui l'Antitrust europeo potrebbe opporsi alla creazione di una società unica per la rete a banda larga controllata da Tim. Il timore dell'autorità guidata da Margrethe Vestager, secondo l'agenzia di stampa, sarebbe la nascita di un nuovo monopolio Tim-Open Fiber. Il Tesoro ha prontamente escluso un no dall'Europa mentre fonti della Commissione Ue informano che pur seguendo dai giornali il dossier, alcuna notifica è finora giunta. A sua volta Tim precisa che sta valutando la possibilità di presentare un esposto alla Consob per turbativa.
 
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