Coronavirus, mercati e congiuntura ai tempi del lockdown

Coronavirus, mercati e congiuntura ai tempi del lockdown
di Rosario Dimito
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Martedì 31 Marzo 2020, 12:45
La pandemia del Covid-19 ormai estesa a livello globale e la presa di coscienza dell'urgenza di contenerla con misure di distanziamento sociale e blocco di molte attività, hanno stravolto il contesto economico e determinato la necessità di stravolgere le prospettive sulle performance e sulla valutazione delle principali classi di attività finanziarie.

Da un punto di vista strettamente economico, il lockdown di molti Paesi comporta una brusca caduta del pil e una successiva ripresa graduale in conseguenza del recupero graduale dell’attività produttiva, a fronte di un sostegno fiscale costante. Non va tuttavia sottovalutato lo sviluppo di un’economia del distanziamento legata all’accelerazione della digitalizzazione di molte attività. I mercati, ora in una fase di volatilità determinata dal dilagare della pandemia e dall’impatto economico che ne deriva, saranno caratterizzati da un recupero giustificato dall’evidenza di contenimento della diffusione del Covid-19 e dall’allentamento, seppur progressivo, delle restrizioni in atto. In questo contesto, è centrale il ruolo degli Stati Uniti, che in mancanza di una stretta draconiana potrebbero assistere a un prolungamento pericoloso della durata dell’epidemia nel Paese.

La pandemia in atto ha interrotto il consueto svolgimento delle attività economiche, determinando una brusca caduta della produzione, dei consumi e degli investimenti. A differenza delle recessioni passate, in questo caso la durata è ancorata in buona parte all’evoluzione del contagio e dunque definibile sulla base dell’andamento del virus. Non è in discussione la salute del sistema produttivo sottostante ma è venuta a galla la necessità di congelarlo per un periodo di tempo. Durante wuesto stop il supporto della politica fiscale dovrà essere costante per evitare il tracollo dei redditi, il fallimento o la mancanza di liquidità delle imprese e rivolte sociali. La durata di questo periodo di stand by dipenderà dall’efficacia delle misure di soppressione e a tal riguardo va evidenziata la relazione inversa tra la rigidità delle restrizioni e la loro durata. Un’azione forte e rapida consente una durata inferiore del periodo di lockdown, come si è visto in Italia da quando domenica 22 marzo il dcpm di Conte ha adottato la stretta del 90% dell'Italia. La ripresa delle attività produttive sarà in ogni caso progressiva e selettiva per evitare una nuova risalita dei contagi, rendendo il recupero del pil più moderato in una prima fase. Inoltre, non va sottovalutata la crescita e lo sviluppo delle attività nel periodo del lockdown, come lo smart working, la digitalizzazione di molte attività pubbliche e private, i settori alimentare e farmaceutico e gli acquisti online.

Ne deriva un contesto per i mercati ancora incerto nel breve ma chiaro in un’ottica più lunga. Dopo un’iniziale fase di volatilità e di possibili nuovi minimi nelle prossime settimane, le borse dovrebbero cominciare a scontare il recupero dell’attività produttiva e più in generale il contenimento della pandemia. Con prudenza si potrebbero iniziare a costruire posizioni per il lungo periodo, subordinate anche a un’azione coordinata da parte dell’Europa per fronteggiare la crisi della pandemia, cosa che al momento non c'è perchè la prepotenza miope della Germania e dei paesi del nord Europa accondiscendenti, non favorisce l'adozione di misure favorevoli a tutti i paesi europei ma anzi punta a dividere la Ue. Più veloci ed incisive sarà la stretta, prima si verificherà il recupero. In tal senso gli Stati Uniti avranno un ruolo cruciale poiché restano un Paese determinante per la crescita mondiale. Sul fronte obbligazionario, l’azione della Bce consentirà un contenimento dei tassi di mercato, soprattutto nei periferici. In caso di salita dei rendimenti, si presenteranno dunque delle occasioni di acquisto. Dopo un’iniziale fase di rafforzamento, il dollaro resterà maggiormente esposto all’evoluzione della pandemia e all’azione espansiva della Fed potenzialmente più efficace rispetto a quella della Bce.
 
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