Contratto Commercio, verso aumenti medi in busta paga da 150 euro. Coinvolti 3 milioni di lavoratori

Ok a nuove figure professionali per le vendite online ma distanze ancora da colmare su orari e flessibilità

Contratto Commercio, verso aumenti medi in busta paga da 150 euro. Ecco lo sprint
di Giacomo Andreoli
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Sabato 15 Luglio 2023, 22:03 - Ultimo aggiornamento: 17 Luglio, 10:23

Un aumento medio in busta paga da almeno 150 euro lordi al mese per oltre 3 milioni di addetti del terziario, della distribuzione e dei servizi. Ma anche l’aggiornamento delle figure professionali e dei loro livelli di reddito e un intervento sul welfare aziendale. Attorno a questi punti, sindacati e Confcommercio avrebbero trovato un accordo di massima per il rinnovo del contratto nazionale del Commercio. È il più diffuso in Italia tra quelli del settore privato, legato direttamente ad altri tre accordi con Federdistribuzione, Confesercenti e le cooperative del terziario. 

COMBATTERE IL CARO-VITA

Per ora la trattativa procede sotto traccia, in una serie di incontri riservati e con vari punti ancora da chiarire. Ma bisogna far presto: il contratto è scaduto quasi quattro anni fa, a fine 2019, e a dicembre dello scorso anno le parti si erano impegnate a chiudere la partita del rinnovo entro giugno. Ora il termine è slittato , ma la volontà di tutti è accelerare, per chiudere subito dopo l’estate e far scattare gli aumenti il prima possibile.

Con questa intesa verrebbe riconosciuto gradualmente ai lavoratori, su tredici o forse quattordici mensilità, quasi il 60% dell’aumento del costo della vita nel 2022.

I prezzi al consumo lo scorso anno sono saliti dell’8,1%: portare l’intero aumento nelle buste paga significherebbe far salire gli stipendi di ogni lavoratore in media di 250 euro lordi al mese. Un costo troppo alto per le tante piccole e medie imprese coinvolte. 

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Nel frattempo un accordo temporaneo trovato lo scorso dicembre tra sindacati e datori di lavoro ha fatto scattare in busta paga un “acconto” da circa 30 euro lordi al mese (per il quarto livello e da riparametrare per gli altri). Questi soldi verrebbero detratti dai 150 euro finali, con l’ulteriore aumento da 110 euro che potrebbe scattare in due tranche entro il 2024. Sono poi già arrivati ai lavoratori due somme una tantum da 100 e 250 euro di “vacanza contrattuale”: la cifra che risarcisce in modo forfettario i mancati aumenti dal 2019 a oggi. Secondo i calcoli dei sindacati i lavoratori avrebbero “perso” in quattro anni quasi 3mila euro di mancati aumenti. Per questo chiedono di concedere ai lavoratori almeno altri 750 euro, per un totale di 1000. Ma su questo Confcommercio frena.

I PROFILI

Quanto alle figure professionali, nell’attuale contratto sono 54, per sette livelli retributivi e di mansioni. Si tratta di un sistema di classificazione vecchio di oltre 20 anni, che va necessariamente rivisto, anche perché il contratto viene spesso applicato a figure che non rientrano esattamente nell’elenco. Su come farlo, però, i punti di vista sono diversi. Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs-Uil vorrebbero che il ccnl venisse applicato a tutti i profili connessi al commercio sul web e agli addetti dei servizi in appalto (ad esempio per le pulizie o la sistemazione degli scaffali nei supermercati, che non sempre rientrerebbero nel contratto). 

Non solo, chiedono di inserire i blogger online che pubblicizzano a pagamento i prodotti commerciali. Un aggiornamento delle professionalità sul web ci dovrebbe essere, ma è difficile che venga estesa la sfera di applicazione, operazione che per le imprese avrebbe un peso economico elevato, in un momento in cui l’economia risente ancora degli effetti dell’inflazione. Le aziende, invece, vorrebbero più flessibilità organizzativa, con un orario di lavoro di alcuni addetti che superi le 40 ore settimanali in caso di necessità, soprattutto nei periodi dell’anno più critici. Questo si potrebbe legare a nuove causali per i contratti a termine, per avere più margine sui lavoratori durante i picchi stagionali, in cui la domanda aumenta. In cambio di maggiore flessibilità le imprese potrebbero far salire l’aumento degli stipendi anche a 180 euro.

I PUNTI DA CHIARIRE

Non solo, le aziende vorrebbero abbattere i permessi, con un montante orario considerato troppo alto rispetto agli altri contratti. Ad oggi le società con più di 15 dipendenti che applicano il ccnl del Commercio riconoscono 72 ore di Rol (Riduzione dell’orario di lavoro), che nei primi anni dopo l’assunzione si riducono del 50%. A queste si sommano fino a 32 ore l’anno di permessi per ex festività, se cadono durante giorni lavorativi. Confcommercio vorrebbe mantenere solo questa seconda parte. E ancora, le imprese chiedono un possibile maggior ricorso al part time e un ragionamento generale sulla quattordicesima, già oggi riconosciuta in modo graduale per alcuni contratti che si sono adeguati negli ultimi anni a quello del Commercio.

 

Un altro nodo è quello della previdenza complementare e del welfare aziendale. I sindacati vorrebbero aumentare i servizi per i lavoratori, a partire da quelli sanitari. Confcommercio al contrario chiede di ridurli. Ma in ogni caso il sistema può essere rivisto, con un eventuale esborso aggiuntivo diviso tra datori di lavoro e addetti. 

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