Conte strappa a Tria la cabina di regia sulle opere pubbliche

Conte strappa a Tria la cabina di regia sulle opere pubbliche
di Alberto Gentili
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Venerdì 1 Febbraio 2019, 07:38 - Ultimo aggiornamento: 4 Febbraio, 00:46
Alle nove del mattino, davanti a un caffé, Giuseppe Conte, Luigi Di Maio e Matteo Salvini si sono incontrati per parlare dei nefasti dati dell'Istat. Quelli che certificano un Pil inceppato e un'Italia tornata, dopo 5 anni, in recessione. Lontano da taccuini e telecamere, premier e vicepremier non si sono messi a dare la colpa del tracollo economico ai governi precedenti, né sono stati più di tanto a parlare dei «fattori esogeni» che avrebbero innescato la recessione. Stabilito che di «manovra correttiva non se ne parla» almeno fino a luglio, nell'improvvisata war-room di palazzo Chigi, Conte ha illustrato il piano che ha in mente per provare a ottenere «il riscatto» nel «secondo semestre» di quest'anno.

Nulla di nuovo, per la verità. Ma il premier, che ha deciso di condurre in prima persona questa partita strappandola al ministro dell'Economia Giovanni Tria, spera di far ripartire l'economia sbloccando 27 miliardi di investimenti pubblici, paralizzati ormai da anni a causa della burocrazia e dei ricorsi. Con due provvedimenti.

Il primo è un decreto della presidenza del Consiglio per istituire, entro inizio febbraio, presso palazzo Chigi (e non il Demanio come avrebbe voluto Tria) l'ormai famosa cabina di regia chiamata «Strategia Italia»: sarà composta da 30-35 persone e servirà a «monitorare cantiere per cantiere, in coordinamento con il ministero delle Infrastrutture»: «Andremo a stanare anche i più piccoli intoppi burocratici di ogni cantiere e lo riavvieremo», ha spiegato il premier, che pensa a una vera e propria «centrale di progettazione» delle opere pubbliche grandi e piccole.

«TRECENTO PROFESSIONISTI»
La cabina di regia, per la quale in legge di bilancio sono stati stanziati 100 milioni, avrà la veste giuridica di una struttura tecnica di missione della presidenza del Consiglio. E si servirà anche del contributo di circa trecento persone, tra ingegneri, architetti ed esperti, «a disposizione di tutte le pubbliche amministrazioni, per coadiuvarle nella realizzazione dei vari progetti infrastrutturali» rimasti finora al palo. Inoltre questa cabina di regia sarà collegata a InvestItalia (budget 20 milioni) che avrà il compito di coordinare, sempre da palazzo Chigi, «tutti gli investimenti pubblici e privati».

Il secondo provvedimento è ancora avvolto nella nebbia. Nelle stanze di Conte si parla di un semplice decreto attuativo della legge delega sugli appalti. Nell'entourage di Salvini, ma la sostanza non cambia, si scommette invece su un decreto vero e proprio che dovrebbe puntare all'annunciata revisione del codice degli appalti. Obiettivo: «Velocizzare e aggiudicare il maggior numero di gare nel minor tempo possibile».
In più Conte, come ha annunciato mercoledì a Milano per tentare di tranquillizzare gli imprenditori, «entro metà febbraio» vuole dare alla luce «un piano straordinario per la messa in sicurezza del territorio e delle infrastrutture esistenti». Vale a dire: interventi contro il dissesto idrogeologico («in collaborazione con la Protezione civile») e manutenzione di strade, ponti, ferrovie, viadotti. «Ci sono miliardi sonanti a disposizione», ha garantito il premier, «e con questa imponente iniezione di fondi pubblici l'economia riceverà un forte stimolo».

Ad annunciare urbi et orbi il decreto sugli appalti è stato Salvini. Il vicepremier leghista, che oggi sarà a Chiomonte per chiedere il completamento della Tav, ha voluto piantare la bandiera. Confermarsi, agli occhi dell'elettorato del Nord, l'alfiere delle opere pubbliche: «Stiamo lavorando a un decreto legge chiamato cantieri veloci per dimezzare i tempi dei lavori. Lo avremo entro il 9 marzo, giorno del mio compleanno». Una sortita che ha innescato l'irritazione di Di Maio, sempre più allergico alla competition con il leader della Lega. E ha fatto alzare più un sopracciglio nello staff di Conte.

LA SCOMMESSA 5STELLE
Il leader 5Stelle, che da ministro del lavoro festeggia per i dati sull'occupazione («visto?! Avevamo ragione...»), da responsabile dello Sviluppo economico punta tutto sugli effetti salvifici del suo reddito di cittadinanza e di quota 100: «Con la prima misura inietteremo nell'economia reale 8 miliardi di euro all'anno e con l'anticipazione del Tfs agli statali arriveranno nei conti correnti altri 5 miliardi». Questi soldi, secondo Di Maio, daranno «una forte spinta ai consumi interni», limitando gli effetti del crollo delle esportazioni da cui finora è stata legata la produzione industriale». C'è solo da sperare che il vicepremier grillino abbia ragione.
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