Benzina, Urso: «Le accise non si toccano, servono a ridurre il cuneo. Tutte le risorse andranno ai redditi bassi»

Il ministro delle Imprese: «Chi come Barilla ha aderito in Francia ai piani anti-inflazione lo faccia anche da noi»

Benzina, Urso: «Le accise non si toccano, servono a ridurre il cuneo. Tutte le risorse andranno ai redditi bassi»
di Andrea Bassi
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Venerdì 18 Agosto 2023, 00:33

Adolfo Urso, ministro delle Imprese e del Made in Italy, risponde dalla Sicilia, dalle campagne di Acireale dove sta trascorrendo qualche giorno in famiglia. In queste ore è sotto il tiro incrociato delle associazioni dei consumatori e delle opposizioni per l’aumento dei prezzi della benzina. L’accusa è il fallimento delle misure del governo. L’obbligo di indicare il prezzo medio in ogni pompa non avrebbe calmierato i prezzi. Anzi. E adesso c’è un coro unanime che chiede un taglio delle accise. In un solo mese nelle casse del Tesoro sarebbero entrati 2,5 miliardi in più. Un extragettito che se il governo fosse stato una banca lo si sarebbe definito un extraprofitto. La domanda, insomma, è quasi automatica. Che farà il governo, taglierà le accise? «No», dice Urso, «non si replicherà quanto fatto dal governo Draghi». Anche perché, spiega, «quando Draghi decise quella misura il prezzo di benzina e gasolio era di circa 2,20 euro al litro, ben superiore a quello attuale che resta sotto i due euro».

E la misura, spiega ancora Urso, ha avuto un costo enorme per le casse dello Stato. «La riduzione delle accise da marzo del 2022 a dicembre dello stesso anno è costata oltre 9 miliardi di euro, esattamente quanto il reddito di cittadinanza».

La scelta del governo Meloni è stata un’altra: «destinare tutte le risorse ai redditi più bassi e alla lotta al caro-vita attraverso il taglio del cuneo contributivo e l’aumento delle buste paga». L’intenzione è proseguire su questa strada. Tutti i soldi in più che lo Stato sta incassando con accise e Iva in questo frangente di prezzi alti del petrolio, insomma, non torneranno agli automobilisti, ma «saranno concentrati ancora sulla riduzione della pressione fiscale per aumentare le retribuzioni più basse». 

Urso difende anche l’idea del cartello con i prezzi medi alla pompa. «Che le misure adottate in Italia stiano funzionando», dice, «lo dimostra il fatto che il prezzo industriale nel nostro Paese è adesso il più basso in Europa, più basso di Francia, Germania, Spagna e di tutti gli altri Paesi del continente». Si può replicare che il problema in Italia semmai sono proprio le tasse, che pesano sul prezzo della benzina per oltre il 56 per cento. «Ma il livello delle accise», replica Urso, «non lo ha deciso questo governo, è frutto della stratificazione delle decisioni degli esecutivi passati». 

LA STRADA
Per il ministro delle Imprese e del Made in Italy, la strada da seguire resta insomma quella della «trasparenza, del diritto dei consumatori di tutelarsi e del rispetto delle regole». Sono queste le linee guida seguite in tutti gli interventi delle ultime settimane. Urso non ci sta alle accuse di “dirigismo” piovute da più parti, e difende sia il progetto del “trimestre anti-inflazione” che le misure contro il caro voli assunte con il decreto di agosto. «In Europa», spiega, «sono emerse due linee per calmierare i prezzi. Croazia e Ungheria hanno scelto la via dei prezzi amministrati, Francia e Spagna quella degli accordi con i produttori e i distributori dei beni. Anche noi abbiamo optato per questa soluzione e abbiamo messo attorno al tavolo la grande e la piccola distribuzione, gli artigiani e le piccole imprese, e tutti hanno già sottoscritto un accordo per fermare gli aumenti su un paniere di beni di prima necessità». I produttori, però, fino ad oggi si sono sottratti. «In Francia», osserva il ministro, «quegli stessi produttori che in Italia hanno rifiutato l’accordo lo hanno invece sottoscritto, come per esempio Barilla. Mi aspetto», dice, «che adesso facciano lo stesso». 

Urso non si scompone nemmeno di fronte alla lettera che le compagnie aeree hanno inviato alla Commissione europea per contestare il provvedimento con il quale è stato messo un tetto massimo al prezzo dei biglietti aerei su alcune tratte e un limite all’uso degli algoritmi per profilare i clienti. Misure che, secondo i vettori aerei, minerebbero la libera concorrenza e la prerogativa di fissare le tariffe secondo criteri di mercato. «Guardi», dice Urso, «una domanda la voglio fare io». Quale è presto detto. «Quando l’Enac, l’ente che vigila sull’aviazione civile, ci segnala che in una tratta ferroviaria interrotta per un deragliamento, o per i collegamenti in un territorio dopo l’alluvione, il prezzo dei voli è balzato a mille euro a persona, quando l’Antitrust ci dice che sulle tratte per alcune isole o durante le festività natalizie i prezzi sono aumentati in maniera anomala, questa è concorrenza o speculazione?». 

IL PASSAGGIO
L’intervento insomma, sarebbe giustificato dalla volontà di correggere una distorsione sul mercato. «E lo abbiamo fatto», sottolinea Urso, «rafforzando i poteri dell’Antitrust, nel pieno rispetto delle regole europee. E poi», aggiunge, «a protestare è stata una compagnia sanzionata ben 11 volte proprio dall’Antitrust per comportamenti scorretti». 

Alla narrazione che l’Italia sia un Paese dirigista che adotta norme che spaventano gli investitori stranieri, il ministro del Made in Italy risponde con due dati. Il primo è un rapporto di Blackrock, il più grande fondo di investimento mondiale. «C’è scritto», dice, «che l’Italia è il paese ideale in cui investire in Europa». Infatti, gli investimenti stranieri sono cresciuti in Italia più che in tutti gli altri Paesi Ue e la Borsa italiana ha raggiunto il suo record storico. 

Il secondo è l’outlook dell’agenzia di rating Fitch che ha alzato «la crescita potenziale dell’Italia», a differenza di altre grandi economie come quella tedesca per la quale è stata invece ridotta. Un ultima cosa. Si dice che su Ita potrebbe tornare in pista Gianluigi Aponte con la sua Msc. «Su questo», dice Urso, «non posso commentare. Posso solo dire che Aponte è un grande investitore del nostro Paese».

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