Referendum, il Financial Times: con vittoria del no in dubbio l'Italia nell'euro

Referendum, il Financial Times: con vittoria del no in dubbio l'Italia nell'euro
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Lunedì 21 Novembre 2016, 11:00 - Ultimo aggiornamento: 18:39

Sia il Financial Times che il Wall Street Journal dedicano oggi un articolo al referendum italiano e alle possibili conseguenze politiche ed economiche, segnalando entrambi possibili rischi per l'euro. Il Wsj, in prima pagina, sottolinea i rischi per gli investitori che «si preparano al tumulto», mentre il Ft gli dedica un commento nelle pagine interne, firmato da Wolfgang Munchau che vede dopo il referendum il rischio di una nuova «crisi della zona euro».

In caso di vittoria del 'nò, Munchau sul Ft prevede «una sequenza di eventi che metterebbe in dubbio l'appartenenza dell'Italia alla zona euro». Una possibilità «inquietante che non ha nulla a che fare con il referendum stesso», ma con altre cause. La prima è la debole performance economica del Paese che «ha perso il 5% di produttività» dall'adozione dell'euro nel 1999, «mentre in Germania e Francia è salita del 10%». La seconda è il «fallimento» dell'Ue «che non ha saputo costruire una vera Unione economica e bancaria dopo la crisi del 2010-2012 e ha invece imposto l'austerità». 

Il Financial Times sottolinea che, dopo la Brexit e la viittoria di Trump alla Casa Bianca, il voto in Italia rappresenta un test importantissimo per il futuro dell'Eurozona e per la permanenza dell'Italia nell'Euro, perché le dimissioni di Renzi e il blocco delle riforme porterebbe creare un caos politico e spaventare gli investitori, con conseguenze disastrose sull'intera area della moneta unica. Munchau sostiene che in caso si verifichi la triplice condizione Brexit, Trump, no al referendum «mi aspetto una sequenza di eventi che metterebbe in dubbio la partecipazione dell'Italia all'Eurozona» e uno scenario cje minerebbe la stessa Unione monetaria, che ora scommette su una maggiore aggregazione (politica e fiscale) con la complicità della Germania. 

L'opinione dell'editorialista del quotidiano della City non ha a che vedere con una preferenza di tipo politico, quanto piuttosto con fondamenti di tipo economico, che fanno riferimento al crollo della produttività in Italia: dall'adozione dell'euro nel 1999 ad oggi l'Italia ha perso il 5% della sua produttività, mentre Germania e Francia l'hanno vista aumentare del 10%.

Quali sono le minacce all'esistenza dell'Eurozona? Per il Financial Times il futuro non dipende solo dalla sconfitta di Renzi, ma anche dall'eventuale trionfo di Marine Le Pen alle elezioni presidenziali, perché la leader dell'estrema destra hha già detto che farà un referendum sull'Euro e, dunque, una Frexit. Le ripercussioni di questi due eventi sarebbero disastrose sui mercati - sottolinea il quotidiano - perché i detentori stranieri di bond italiani o francesi denominati in euro sarebbero rimborsati in lire o franchi francesi, che nel frattempo sarebbero svalutati, portando nei bilanci delle banche perdite massicce con conseguente aumento dei rischi di fallimento. Un'altra crisi finanziaria di matrice europea.   

Munchau detta anche una cura per i malanni dell'Eurozona, che passa per l'assenso della Germania ad un rafforzamento dell'Unione di stampo politico e fiscale e per un potenziamento dell'European Stability Mechanism (Esm), ossia il Fondo salva-spread, che era stato creato per contenere i danni di Paesi ben più piccoli di Italia e Francia. Una risposta che la Merkel potrà dare - sottolinea - solo alla luce degli sviluppi politici e non prima delle elezioni de prossimo autunno.

 

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