Contributi dimezzati per chi assume
i giovani under 35: ecco il piano

Contributi dimezzati per chi assume i giovani under 35: ecco il piano
di Luca Cifoni
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Domenica 11 Giugno 2017, 00:05 - Ultimo aggiornamento: 12 Giugno, 00:10
Il piano è sostanzialmente pronto e sarà uno dei capitoli-chiave della prossima legge di bilancio. Le variabili sono essenzialmente due: una di tipo politico legata alla durata della legislatura, l’altra finanziaria connessa con i vincoli europei che il nostro Paese deve rispettare. Ma se, come pare, l’attuale esecutivo è destinato a lavorare fino al prossimo anno e se la commissione europea accetterà l’impostazione annunciata dal ministro Padoan, che prevede uno sforzo di risanamento più graduale, allora si saranno le condizioni per attuare con la manovra il progetto di politica economica che vede al primo posto una riduzione permanente del prelievo sul lavoro. Riduzione che - a differenza della decontribuzione avviata nel 2015 in contemporanea con il Jobs Act - sarà mirata sui giovani e non avrà una natura temporanea: entrerà quindi in modo fisso nel nostro ordinamento.

DOTE PER 2-3 ANNI
L’idea è quella di una sorte di dote che per un periodo di due-tre anni dovrebbe accompagnare il primo contratto stabile di un lavoratore rendendolo molto più conveniente. Il taglio dei contributi sarà rilevante anche se non totale, 15-20 punti che equivalgono a metà dell’aliquota contributiva complessiva (33 per cento) e ad almeno due terzi della quota a carico del datore di lavoro, che vale poco meno del 24 per cento. Per le imprese si tratterebbe di un forte incentivo ad assumere e poi, in condizioni normali, a mantenere quel lavoratore. Il beneficio si applicherà ai neoassunti a tempo indeterminato fino ad una certa soglia di età, che potrebbe essere fissata a 35 anni oppure in una versione più limitata ai 29 che sono la soglia normale per l’apprendistato.

L’operazione ha un costo che si aggira intorno ai 2 miliardi l’anno, ma all’inizio ne servirebbero di meno: in ogni caso potrà essere graduata in base alle risorse disponibili ed avere quindi un andamento progressivo. Idealmente, l’esecutivo potrebbe inserire nel menu della legge di bilancio anche altre misure, non escluso un primo assaggio di riduzione dell’Irpef che però - per essere incisivo - avrebbe bisogno di una dotazione finanziaria non minima. Tra le misure possibili c’è anche un ulteriore intervento di detassazione dei premi di produttività, che già godono di un’imposta sostitutiva dell’Irpef al 10 per cento, alla quale con la recente manovrina si è aggiunta una forma di decontribuzione ad hoc che scatta in caso di accordi per il coinvolgimento dei dipendenti nell’organizzazione del lavoro.

L’EXPORT
Il taglio del cuneo fiscal-contributivo è comunque in cima al taccuino del governo. «Con un intervento di questo tipo possiamo raggiungere contemporaneamente tre o quattro obiettivi diversi» spiega il professor Marco Leonardi, consigliere economico della presidenza del Consiglio. «Il primo obiettivo sono naturalmente i giovani, che finora in assenza di un incentivo mirato sono risultati meno favoriti dalla buona ripresa occupazionale che c’è stata, il secondo è avviare la riduzione di un costo del lavoro ancora troppo alto nel nostro Paese». Ma secondo Leonardi ci sono anche altri risultati che si possono ottenere, ad esempio «un completamento dell’azione avviata con il Jobs Act e la decontribuzione, che esaurendosi sta lasciando il posto ad una forte ripresa dei contratti a termine». Infine, argomenta l’economista, si tratta di «confermare il vantaggio di costo di cui, grazie alla decontribuzione, hanno goduto a livello internazionale le aziende orientate all’export, contribuendo alla ripresa dell’economia».
 
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