Per l'Italia sul tavolo fino a 120 miliardi

Per l'Italia sul tavolo fino a 120 miliardi
di Andra Bassi
3 Minuti di Lettura
Venerdì 23 Gennaio 2015, 06:03 - Ultimo aggiornamento: 09:06
ROMA - La parola d'ordine, adesso, è far si che la liquidità immessa da Mario Draghi nel sistema venga usata e non messa, metaforicamente, sotto un materasso. Il primo a pronunciarsi in questo senso dal World Economic Forum di Davos, è stato il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan.

«L'invito alle famiglie e alle imprese», ha spiegato, «è che si può iniziare a spendere di più e le imprese possono anche investire di più». Ma per poter avere effetti sull'economia reale, i soldi immessi dalla Bce nel sistema dovranno arrivare fin nelle tasche delle famiglie o nei bilanci delle imprese. Questo dovrebbe accadere attraverso il sistema bancario, che potrebbe aumentare l'erogazione di prestiti e mutui. Nel pieno della crisi dello spread, le banche hanno sostenuto il debito pubblico comprando Bot e Btp. Nei loro bilanci ci sono ad oggi circa 440 miliardi su 2.200 totali del debito italiano, il cui acquisto ha ridotto il credito alle famiglie e alle imprese. Una parte di questo portafoglio di Btp nei forzieri delle banche italiane, passerà tramite il Quantitative easing della Bce alla Banca d'Italia, permettendo così di liberare risorse per prestiti e mutui. Quanti di questi 440 miliardi saranno comprati? Secondo il vice presidente dell'Aiaf, l'associazione degli analisti finanziari, Riccardo Guida, il potenziale di acquisto di titoli italiani è di 120 miliardi. Secondo altri si potrebbe arrivare addirittura a 190 miliardi. Se la cifra si rivelasse questa, i bilanci degli istituti di credito potrebbero liberarsi per un ammontare corrispondente da destinare, potenzialmente, all'economia reale.



GLI ALTRI EFFETTI

Effetti positivi, poi, ci saranno anche sul costo dei nuovi prestiti. «Sul fronte dei mutui questo nuovo passo della Bce», secondo Roberto Anedda, responsabile marketing di mutuionline.it, «non potrà che favorire ulteriormente la disponibilità di finanziamenti per imprese e famiglie che, unito ad una prospettiva di un costo del denaro estremamente basso, porta ad uno scenario quanto mai favorevole sia per chi vuole acquistare casa sia per chi ha già un mutuo in corso stipulato in anni anche recenti». I tassi sono ormai ai minimi storici nel caso dei tassi fissi le migliori offerte partono addirittura da poco più del 3% anche per durate molto lunghe, mentre i variabili sono ormai sotto il 2%. «Livelli», aggiunge Anedda, «che peraltro ci si può ragionevolmente attendere che possano essere ancora limati verso il basso nei mesi prossimi, man mano che le nuove misure annunciate da Draghi estenderanno i propri effetti». Ed effetti, il Quantitative easing, li farà sentire in parte anche sui conti pubblici. Il costo degli interessi sul debito pubblico potrebbe ulteriormente scendere, anche se è già storicamente molto basso. Ieri lo spread sui bund tedeschi ha chiuso a 110 punti base, e il tasso sul Btp decennale a 1,57%. Nell'ultimo documento di economia e finanza del governo, la spesa per interessi è indicata in 74,2 miliardi per quest'anno, con uno spread a 150 punti base. Qualche tempo fa la Banca d'Italia aveva stimato che ogni 100 punti di spread in meno, il costo del debito italiano sarebbe sceso di 0,2 punti il primo anno, ossia circa 3 miliardi. Significa che se si passasse da 150 a 100, si potrebbero in teoria risparmiare circa 1,5 miliardi. Ma l'aspetto più rilevante sui conti italiani è legato alla ripresa dell'inflazione. Con la deflazione abbattere il debito è praticamente impossibile. Con un tasso di inflazione vicino al 2%, come è negli obiettivi della Bce, e una crescita di solo l'1% annuo, l'Italia riporterebbe il suo debito verso l'obiettivo del 60% del Pil nei prossimi 20 anni senza dover fare nessuna manovra aggiuntiva. L'ultima spinta che il Quantitative easing può dare all'economia italiana è quella alle esportazioni. Nonostante Draghi abbia spiegato che riequilibrare il tasso di cambio con il dollaro non è un obiettivo, di fatto il quantitative easing equivale a una svalutazione dell'Euro in grado di favorire il Made in Italy sui mercati mondiali.