Katainen, il falco che affossò la Finlandia rischiando di farne la Grecia del Nord

Katainen, il falco che affossò la Finlandia rischiando di farne la Grecia del Nord
di Antonio Pollio Salimbeni
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Giovedì 16 Novembre 2017, 08:49 - Ultimo aggiornamento: 17 Novembre, 15:15

BRUXELLES Nell'estate 2011, in pieno dramma greco, Jyirki Katainen, allora premier finlandese a capo di un governo di coalizione, la sparò grossa: tra le condizioni poste per dare l'ok al prestito alla Grecia c'erano le garanzie collaterali, e Atene avrebbe dovuto impegnare persino il Partenone oltre a qualche isola dell'Egeo. Dissanguamento territoriale e culturale, non solo fiscale. Si capì subito in quale direzione battessero i cuori a Helsinki.

Il 46enne Katainen, oggi vicepresidente della Commissione Ue, non respinge mai l'occasione di ricordare che il rigore nel rispetto delle regole non è un vezzo ideologico, ma il fondamentale metro di giudizio per misurare il grado di fiducia reciproca tra gli Stati. In linea con il mood prevalente in altri paesi del Nord come in Germania, Austria, Slovacchia. Non stupisce che Katainen resti fedele alle sue posizioni, normalmente definite da falco, rispetto alle colombe che ai vertici della Commissione sono molte (compreso il presidente Juncker).

Stupisce che abbia deciso di lanciare un'accusa molto pesante al governo Gentiloni. In Italia la situazione dei conti pubblici, ha detto Katainen l'altro giorno a Strasburgo, «non sta migliorando e dobbiamo far sì che i cittadini conoscano qual è la situazione vera, dobbiamo essere onesti specialmente nei Paesi che vanno alle elezioni». Come dire: il governo non sta dicendo la verità. Parole di tono e segno opposto ai messaggi di Juncker o del responsabile degli affari economici Moscovici, che qualche giorno fa indicava che l'Italia ha ritrovato una fase di forte crescita e che segue la «giusta direzione». Beninteso, Moscovici ha rilievi non modesti sui conti italiani, tanto è vero che si appresta a presentare una opinione che metterà in luce come l'Italia rischi «una deviazione significativa» dagli obiettivi gfissati per il 2017-2018. Altra cosa, però, è accusare il governo di non dire la verità agli italiani. Se fosse questa la posizione ufficiale di Bruxelles sarebbe una rottura su tutti i fronti, ma così non è.

Tuttavia, va rilevato che la corda tra Bruxelles e Roma si sta tirando: è sempre più difficile per Bruxelles giustificare i continui rinvii italiani sul raggiungimento degli obiettivi di riduzione del deficit strutturale e del debito/pil. L'episodio mostra, comunque, che è sempre meno convincente un'analisi della Ue centrata sulla divaricazione dei due fronti, quello degli onesti e quello dei reprobi (il Centro-nord contrapposto al Sud). Pur con tutti i distinguo del caso (per l'Italia la differenza la fa un debito al 132% del pil), non è che la Finlandia le faccia poi sempre giuste. Il commissario alla spending review italiana, Yoram Gutgeld, ha buon gioco nel ricordare che negli anni del governo Katainen (il triennio 2011-2014), il paese registrò un -2,7% cumulato di Pil, debito in crescita dell'11,7%, aumento della spesa pubblica del 3,7% in rapporto al Pil e dell'11,5% in valore. Dice Gutgeld: l'accusa di Katainen al governo italiano «è ignorante, la sua comprensione dei fatti non è migliore dei suoi risultati da primo ministro».

Solo un anno e mezzo fa Alexander Stubb, allora ministro delle finanze finlandesi, parlava della Finlandia come del «malato d'Europa». E non basta segnalare che adesso, grazie alla ripresa della Russia dalla cui economia dipende molto il destino della Finlandia, l'economia locale viaggia al 3,3%. Qualcuno dovrebbe ricordare a Mr. Katainen che ancora a febbraio di quest'anno a Bruxelles si parlava di Helsinki come vicina a diventare l'Atene del Nord.

 

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