Francia, il ministro dell'Economia anti-austerity fa implodere il governo

Francia, il ministro dell'Economia anti-austerity fa implodere il governo
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Lunedì 25 Agosto 2014, 16:13 - Ultimo aggiornamento: 18:10

Tra crescita zero e disoccupazione record, era scontato che il rientro dalla vacanze sarebbe stato burrascoso per il governo francese. Ma è un vero terremoto quello innescato dal ministro dell'Economia, Arnaud Montebourg, con le sue dichiarazioni anti-austerità in chiave anti-tedesca e pro-Renzi, che hanno portato all'implosione del Governo.

Il premier Manuel Valls ha presentato questa mattina le dimissioni al presidente Francois Hollande che lo ha incaricato, dopo un incontro di un'ora, di costituire un nuovo governo. L'obiettivo è formare «una squadra che sia coerente con gli orientamenti» che Hollande «ha individuato per il Paese», ha precisato l'Eliseo in un breve comunicato. Le dimissioni - hanno fatto sapere gli uffici della presidenza - sono state

decise sulla base di «un assoluto consenso» tra Hollande e Valls, che ha già iniziato ad incontrare uno a uno i ministri dimissionari a Matignon.

Montebourg, intervistato oggi da una tv, ha ribadito le sue critiche alla strategia di Hollande, e annunciato che lasceràe il Governo.

Alla guida del cruciale ministero dell'Economia dalla scorsa primavera, ma a Bercy con ruoli ministeriali fin dal 2012, il 51enne Montebourg più volte ha avuto il ruolo di ministro scomodo nell'esecutivo socialista, di cui assieme al ministro dell'istruzione Benoit Hamon costituisce l'ala sinistra e non è nuovo ad uscite contrarie all'ortodossia governativa.

In altre occasioni nei mesi scorsi ha fustigato la politica di austerità imposta dalla «destra tedesca di Angela Merkel». Ma negli ultimi giorni lo scontro è stato frontale. Mentre Hollande non più tardi di mercoledì scorso ribadiva di non volere contrasti con Berlino, sabato Montebourg in un'intervista a Le

Monde ha chiesto al Governo di «alzare il tono» nei confronti della Germania «intrappolata dalla politica di austerità».

Oggi - ha sottolineato il ministro- «la riduzione a tappe forzate dei deficit è un'aberrazione economica, perché aggrava la disoccupazione, è un'assurdità finanziaria, perché rende impossibile il risanamento dei conti pubblici ed è un danno politico perché getta gli Europei nelle braccia dei partiti estremisti». Quanto alla Bce «deve mettersi a fare quello che tutte le banche centrali del mondo, e in particolare quelle dei Paesi che sono riusciti a far ripartire la crescita, cioè acquistare debito pubblico».

Domenica sera, in un discorso a Frangy-sur-Bresse, Montebourg è tornato alla carica dicendo di avere chiesto a Hollande «una svolta della politica economica», assicurando di avere «il dovere di non stare zitto» e «proporre soluzioni alternative».

Dall'entourage del premier Valls è arrivato subito un primo avvertimento. Montebourg «ha passato il segno, nella misura in cui un ministro dell'Economia non può esprimersi in questo modo sulla linea economica del Governo e di un partner europeo come la Germania», è stato commento trapelato da Matignon. Poi la crisi e l'addio di Montebourg. Nel nuovo governo non ci sarà nemmeno l'attuale ministro dell'Istruzione, Benoit Hamon, che più volte si è schierato con Montebourg nelle critiche alla politica di austerità e il ministro della Cultura Aurelie Filippetti.

«Con la fierezza di aver compiuto il mio dovere e con il senso delle responsabilità che mi sono state affidate, ho detto al primo ministro che se pensava che le mie convinzioni fossero contrarie agli orientamenti del governo, io ritenevo necessario riprendere la mia libertà, che lui ha accettato di rendermi», ha dichiarato l'ormai ex-ministro dell'Economia durante una conferenza stampa a Bercy, la sede del ministero dell'Economia.

Montebourg ha inoltre ringraziato i colleghi Filippetti e Hamon «per avere scelto le loro convinzioni», cioè avere deciso di non far parte a loro volta del governo Valls II. Montebourg, che ha incontrato il premier nel pomeriggio, ha ribadito le sue critiche all'austerità di bilancio. «Le politiche di riduzione dei deficit portano invece alla non-riduzione dei deficit e sono dunque un'assurdità finanziaria, perché, frenando la crescita, impediscono la realizzazione dei loro obiettivi», ha detto l'ex-ministro.