Pallavolista citata dalla società perché incinta, Assist: «Sul caso Lugli nessun provvedimento»

Pallavolista citata dalla società perché incinta, Assist: «Sul caso Lugli nessun provvedimento»
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Venerdì 30 Aprile 2021, 19:57

Ancora nessun provvedimento disciplinare per il caso di Lara Lugli, la giocatrice di pallavolo in serie B1 citata in giudizio dalla sua società perché era rimasta incinta. Il post della pallavolista aveva scatenato reazioni indignate, ma oltre non si è andati, denuncia Assist (Associazione Nazionale atlete) che scrive una lettera aperta al presidente Fipav Giuseppe Manfredi. «Nonostante le tante parole di sdegno che sono state spese, sia a livello nazionale che internazionale, sia a livello politico che istituzionale dalle massime cariche dello Stato su questa vicenda», scrive Assist, non c'è stato alcun «provvedimento disciplinare nei confronti della associazione sportiva che ha palesemente violato obblighi vincolanti per le istituzioni italiane e per gli enti, sia pubblici che privati, obblighi sanciti in norme nazionali, europee ed internazionali».

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«Ci chiediamo, - continua la lettera - oltre a quanto già detto relativamente a un mancato provvedimento disciplinare, come sia possibile che all'atleta Lugli sia stato chiesto, da più parti, inclusa la presidenza che lei ricopre, di trovare una transazione amichevole e non piuttosto di proseguire, come doveroso, nell'ottenimento di quanto alla atleta spetta di diritto. Ci chiediamo come non le siano state presentate delle scuse pubbliche per quanto ha dovuto subire e, soprattutto, ci chiediamo come sia possibile che nessuno sia stato in grado di portare ad una azione di doveroso buon senso l'associazione sportiva inducendola a ritirare volontariamente la citazione a giudizio». La lettera è stata inviata, tra gli altri, alla presidente del Senato Elisabetta Casellati e alla ministra per le pari opportunità Elena Bonetti.

Lara Lugli lo scorso 7 marzo aveva denunciato di essere stata citata per danni dal Volley Pordenone in risposta all'ingiunzione formulata dalla giocatrice che chiedeva che fosse saldata l'ultima mensilità prima della rescissione del contratto. Le motivazioni della società erano state le seguenti: «Vendendo prima la sua esperienza con un ingaggio sproporzionato e nascondendo poi la sua volontà di essere madre. Una scelta che ha portato la squadra a doversi privare di lei a stagione in corso, perdendo di conseguenza molti punti sul campo e infine anche lo sponsor».

La denuncia di Lara Lugli aveva suscitato un coro di proteste e una valanga di attestati di solidarietà riproponendo una questione mai risolte nello sport femminile: la mancata tutela della maternità. 

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