Al Colosseo c'erano anche le gladiatrici: «Si esibivano in duelli per Tito, Nerone e Domiziano»

Un particolare del mosaico esposto al Museo Nazionale Romano che raffigura due donne che affrontano una tigre
di Laura Larcan
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Sabato 9 Dicembre 2023, 13:44

La gladiatura era una questione (anche) di donne. Potevano esibirsi in duelli armati sull'arena del Colosseo al cospetto di imperatori come Tito, trasformarsi in cacciatrici in un confronto drammatico con le belve, ma anche scontare una condanna a morte tra sangue e sabbia. E poi c'erano i sentimenti, le pulsioni amorose, le perversioni, che si consumavano nei sotterranei degli anfiteatri, negli alloggi delle palestre, nelle residenze, dove le donne seducevano e rimanevano sedotte dai gladiatori, o si prostituivano per loro. «Nonostante la condizione di infami che li privava di molti diritti, i gladiatori sulle donne esercitavano un fascino speciale», racconta Gian Luca Gregori, professore di Antichità e Istituzioni Romane, presso il Dipartimento di Scienze dell'Antichità della Sapienza di Roma, che sul tema delle "Donne e Arene" ha messo a confronto fonti storiche e dati archeologici recenti, elaborando uno studio aggiornato presentato nell'ambito del ciclo di incontri organizzati dal parco archeologico del Colosseo per la mostra "Gladiatori nell'Arena. Tra Colosseo e Ludus Magnus", a cura, tra gli altri, di Alfonsina Russo e Federica Rinaldi. Un tema non così scontato, visto che le fonti letterarie, le iscrizioni e le raffigurazioni ne danno scarsi riferimenti.

GLI SPETTACOLI

Eppure le donne c'erano. «La presenza di donne nelle arene rappresentava una eccezione - racconta Gian Luca Gregori - una peculiarità, spiegabile con la volontà di offrire qualcosa di nuovo». E l'archeologia aiuta. «Il documento più loquace - dice il professore - è un rilievo dalla città di Alicarnasso, oggi in Turchia, che raffigura il duello di due donne, armate e dai nomi allusivi alla loro bravura con le armi, Amazon e Achillia; entrambe combatterono con ardimento e il duello finì in parità». Le indagini delle fonti storiche sono state un passaggio chiave. «Le maggiori informazioni le danno i poeti Marziale e Giovenale e il biografo Svetonio, ma le loro notizie sono confermate dallo storico Cassio Dione», spiega Gregori. Gli imperatori che fecero scendere nell'arena anche le donne furono Nerone, Tito e Domiziano.
«Un fenomeno circoscritto che tuttavia dovette protrarsi ancora fino al 200 d.C., quando Settimio Severo, dopo un ultimo spettacolo che aveva visto anche la partecipazione di donne, decise di proibirle». E il Colosseo accolse le donne. «Combatterono negli spettacoli di Tito. Alcune di loro proprio in occasione degli spettacoli nell'80 d.C. per l'inaugurazione dell'anfiteatro».
Ma chi erano queste donne? «Non si doveva trattare di donne professioniste - commenta Gregori - spesso si parla anzi di donne appartenenti all'ordine senatorio o equestre, dunque fra le più importanti della società del tempo, costrette dall'imperatore a esibirsi, ma talora lo avranno fatto anche spontaneamente se fu necessario un provvedimento di Tiberio, che reiterava un procedente divieto di Augusto, con il quale si faceva divieto alle donne discendenti di famiglie altolocate di esibirsi nell'arena o sulla scena teatrale».

LA SEDUZIONE

E poi c'è il caso delle donne sedotte da gladiatori, su cui le fonti letterarie si sbizzarriscono: «Giovenale ci parla di una Eppia, di nobile famiglia, che aveva lasciato la famiglia e gli agi per Sergiolo, un gladiatore non più giovane ma pur sempre un gladiatore. Il caso più famoso è quello dell'imperatrice Faustina minore, moglie di Marco Aurelio, che rimasta colpita da un gladiatore, poté liberarsi da questa infatuazione solo dopo che fu ucciso e lei si bagnò le parti intime con il suo sangue. Avendo poi avuto rapporti con il marito, nacque Commodo. Di cui è ben nota la passione per la gladiatura».
 

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