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di Marco Conti

La guerra dei vaccini,
gli impegni di Draghi
e i rischi dello scontro
tra Bruxelles e Londra

La guerra dei vaccini, gli impegni di Draghi e i rischi dello scontro tra Bruxelles e Londra
di Marco Conti
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Giovedì 18 Marzo 2021, 19:09

ROMA “Abbiamo già preso decisioni incisive nei confronti delle aziende che non mantengono i patti”.  È a Bergamo, in un passaggio finale del suo breve discorso in ricordo delle oltre centomila vittime del Covid, che Mario Draghi ribadisce la volontà del governo di rispettare i tempi del piano vaccinale. Obiettivo somministrare a tutti il siero entro l’autunno anche a costo di inasprire la guerra in atto che Bruxelles ha avviato con le big del farma che non rispettano gli impegni e con gli Stati che si mettono di traverso. Non è un mistero che il Regno Unito è ormai da tempo nel mirino della Commissione Ue per i due stabilimenti di Astrazeneca dai quali dovrebbero arrivare le dosi promesse e che invece non arrivano.

“Rifletteremo anche se le esportazioni ai paesi che hanno tassi di vaccinazione più alti dei nostri siano proporzionate”, ha detto la Von der Leyen riferendosi proprio a Londra e al fatto che Astrazeneca consegnerà 70 milioni di dosi all’Europa e non le 200 milioni previste. La minaccia della presidente è quella di vietare le esportazioni verso il Regno Unito dagli altri due stabilimenti Astrazeneca nonché di bloccare i semi lavorati.

Uno scontro che potrebbe alzarsi ancor più di tono dopo il consiglio europeo della prossima settimana nel quale la Commissione potrebbe proporre altre restrizioni e ritorsioni nei confronti di Londra.

L’arrivo dei vaccini e il conseguente avvio della campagna vaccinale ha permesso sinora al primo ministro inglese Boris Johnson di nascondere dietro al successo gli effetti devastanti della Brexit che solo nei primi due mesi dell’anno hanno fatto crollare le esportazioni inglesi verso il Vecchio Continente del 68%.

Ma un blocco da parte dell’Europa dei vaccini e dei semilavorati potrebbe compromettere i tempi della campagna vaccinale inglese.

Non solo. Lo scontro potrebbe riflettersi anche su alcuni importanti dossier lasciati aperti dalla frettolosa conclusione degli accordi di uscita del Regno Unito dall’Unione europea siglato a fine dicembre.

Tra questo quello sulla regolamentazione finanziaria che per ora non consente alla City di vendere direttamente i suoi prodotti nei Paesi Europei. Londra spinge per chiudere quanto prima la questione equiparando le regole britanniche a quelle europee, ma Bruxelles non sembra aver fretta e aiuta chi decide di spostare la propria sede nella capitali europee. Non a caso Amsterdam ha già superato Londra come principale hub di scambi azionari.

Per l’Italia, che presiede il G20, e per il Regno Unito, che guida il G7, una sfida complicata sul fronte della cooperazioni Internazionale.

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