Riccardo De Palo
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di Riccardo De Palo

"L'Istituto" di Stephen King, torna in libreria il re dell'orrore

Stephen King
di Riccardo De Palo
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Domenica 1 Settembre 2019, 20:20 - Ultimo aggiornamento: 3 Settembre, 20:36
Il nuovo romanzo di Stephen King, L'Istituto, è un thriller (psicologico, ma anche soprannaturale) con un intreccio costruito in maniera sapiente, che incatena il lettore alla maniera di una droga, per 576 pagine consecutive. Il libro sarà dal 10 settembre prossimo in libreria per Sperling & Kupfer, nell'ottima traduzione di Luca Briasco. Pochi giorni dopo l'uscita nelle sale di It 2, giovedì prossimo, e in attesa della versione cinematografica di Doctor Sleep, il sequel di Shining, il prossimo 31 ottobre.

Pochi come lo scrittore di Carrie riescono ad alternare alto e basso, colpendo alternativamente alla testa e allo stomaco, con il risultato di mandare al tappeto l'interlocutore. «Prova a non pensare a un orso polare, e vedrai che quella maledetta bestia ti tornerà in mente ogni minuto», medita il protagonista del nuovo libro, Luke Ellis, un dodicenne dall'intelligenza prodigiosa, citando a memoria Dostoevskij, e svelando uno dei meccanismi utilizzati dall'autore per incutere terrore. In un altro caso, il ragazzo completa una frase di una piccola amica, Kalisha, ricordandosi di un verso di T.S. Eliot. Il giovane dovrà dare fondo a questa e a tutte le altre sue straordinarie capacità, per sopravvivere a una terribile disavventura: un commando misterioso lo ha sequestrato nella notte, e ucciso i suoi genitori. Si sveglierà in una stanza in tutto simile alla sua, ma che non è la sua, in un Istituto dalle regole ferree, popolato da sadici guardiani e altri ragazzini con poteri paranormali, spauriti quanto lui.

In apparenza, sembra in parte la trama della prima stagione di Stranger Things, o di Legion. Dopo il sequestro, Luke teme di «essere uscito di testa, come in un film dell'orrore scritto e diretto da M. Night Shyamalan». Facile pensare a Wayward Pines, ma questo modo di trattare i temi dell'infanzia, di raccontare le paure segrete dei bambini e la difficile evoluzione degli adolescenti, è un marchio di fabbrica di King. Come i bambini disadattati del Club dei Perdenti di It, anche i ragazzini internati in questo istituto degno di Mengele affrontano, da soli, l'orrore. E devono farlo, se vogliono sopravvivere in un mondo che sembra partorito dalla mente di un demiurgo crudele.

Ma, in questo caso, c'è anche un forte riferimento all'attualità. A un certo punto, ha notato lo stesso autore parlando al New York Times, proprio mentre stava scrivendo, «qualcuno ha cominciato a rinchiudere bambini». Il riferimento è al suo arcinemico Donald Trump, e ai minori immigrati, separati dalle famiglie e segregati in centri di detenzione negli Stati Uniti.

Il percorso è quello di un romanzo di formazione, in cui la posta in gioco è altissima ed è necessario diventare, in brevissimo tempo, adulti. In fondo, come ebbe a dire Ernest Hemingway, «tutta la letteratura americana moderna discende da un libro di Mark Twain intitolato Huckleberry Finn», in cui - lo ricordiamo - si narrano le avventure di un ragazzino orfano di madre e figlio di un ubriacone, che decide di fuggire dalla civiltà imbarcandosi a bordo di una zattera sul fiume Mississippi. Il paragone non è casuale, e i lettori più attenti (ogni forma di spoiler è proibita) scoveranno le analogie leggendo L'Istituto. In fondo, dai tempi di Twain a quelli di Salinger e di King, nulla è cambiato.

La strada che deve percorrere Luke, recluso in un luogo da cui non è mai riuscito a scappare nessuno, si sviluppa come in una partita a scacchi; e in questo gioco il ragazzo è un fuoriclasse: «Bisognava essere tre mosse avanti, era questa la regola. E disporre di tre alternative per ogni mossa, a seconda della reazione dell'avversario».

Stephen King è meno "horror" del solito, ma forse per questo la storia risulta più credibile. I veri mostri sono quelli interiori, e, come sempre nei thriller, è il Male a costringere gli esseri umani agli atti più orrendi, spesso con motivazioni nobili ma anche facilmente confutabili. In queste pagine scritte in tarda età, dopo una settantina di libri pubblicati, traspare una visione del mondo e dell'umanità apparentemente senza speranza. In fondo, sembra voler dire King, siamo tutti internati in un luogo da cui non possiamo scappare e siamo costretti a sottostare a ogni genere di sopruso: è la vita. Ma siamo noi, con la nostra intelligenza e, soprattutto, con il nostro cuore, a poter cambiare le cose. Siamo noi a guidare la mano dello «scacchista cosmico», il solo in grado di tramutare l'incubo in una realtà migliore.

È un momento d'oro per King, che sforna ormai regolarmente un romanzo lungo e un racconto illustrato all'anno, e finisce regolarmente nelle liste dei bestseller mondiali. The Outsider era un mix ben riuscito di horror e legal thriller, mentre Elevation raccontava la storia di un uomo che vince la forza di gravità, e con essa i pregiudizi del tempo. Dal 5 settembre, sarà nelle sale cinematografiche It 2, il sequel del libro (e del film), diretto da Andrés Muschietti: la saga del clown malvagio Pennywise torna a funestare i protagonisti, ventisette anni dopo. 

Per Halloween, arriva un altro seguito molto atteso, Doctor Sleep, con Ewan McGregor nei panni di Dan Torrance: il bambino che in Shining scappava dal padre con un'ascia in mano (interpretato da Jack Nicholson) è cresciuto, e dovrà fare i conti con il suo passato. King non ha mai fatto mistero di non aver molto apprezzato il film di Stanley Kubrick. È vero, il regista non lo ha ascoltato e ha cambiato, a suo piacimento, il contenuto del romanzo. Ma perché ripeterlo a ogni occasione? It 2 ha intanto ottenuto la sua approvazione. Chissà che anche il film diretto dallo specialista dell'horror Mike Flanagan si riveli di suo gradimento.
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