L'aneddoto è contenuto nel nuovo libro-mondo dedicato a Houellebecq, "Cahier", da giovedì 21 novembre in libreria per La nave di Teseo, con molti inediti dell'autore e interventi di personaggi illustri, da Frédéric Beigbeder a Salman Rushdie e Antonio Scurati, tutti dedicati allo scrittore di "Serotonina". Un autore di romanzi (ma anche poeta, regista, attore, fotografo, e via elencando) che appare come una rockstar della letteratura.
Naturalmente Houellebecq non si è suicidato, e con Lévy è nata una bella amicizia, sfociata in una lunga corrispondenza (elettronica) e in un libro a quattro mani, "Nemici pubblici". Nell'uomo disperato che aveva incontrato al Ritz c'era già molto del personaggio che lo scrittore ha saputo costruire, negli anni, con una qualità che ha fatto la sua fortuna: essere sincero fino alle estreme conseguenze. Yasmina Reza individua in "Restare vivi" una frase illuminante: «Dire semplicemente la verità. Né più né meno». Il fenomeno Houellebecq è tutto qui. Nella rivincita dell'uomo medio. Nello squallore di tutti i giorni. Emmanuel Carrère è d'accordo: se tante persone lo leggono, è perché hanno l'impressione che ciò che scrive sia vero. Carrère sente il bisogno di dire che sta scrivendo da Phuket, in Thailandia, durante una vacanza molto diversa da quella del protagonista di "Piattaforma", dedito al turismo sessuale. E arriva a temere la morte di Houellebecq (che avrà fatto gli scongiuri), in età non molto avanzata per gli stravizi; ma precisa che saranno in molti a rimpiangerlo.
La genuinità del personaggio vince anche sulla struttura romanzesca: Julian Barnes individua punti in comune tra "Lo straniero" di Camus e (proprio) "Piattaforma", ma anche piccoli errori, come il protagonista che dà la sua opinione su un personaggio che non ha ancora incontrato. Ciò che importa è la biografia, il vissuto, la fragilità del Michel Thomas bambino abbandonato dalla madre a cinque anni, allevato dalla nonna da cui ha preso il cognome Houellebecq, le vertigini che prova da adulto, pensando al padre scalatore di montagne.
Tra i molti interventi di cui è composto "Cahier", tratto dall'edizione francese di L'Herne, editore specializzato in simili monografie (questa è del 2017, l'ultima è dedicata a Céline), spicca la testimonianza di un compagno di studi di Agraria, Pierre Lamalattie. È difficile immaginare Michel Houellebecq giovane, ma il libro esibisce le prove, le foto: sulla macchinina, con la zia (che gli somiglia terribilmente), solitario tra i boschi. L'amico d'università racconta un giovane che indossava già il parka verde d'ordinanza, che detestava lo stage obbligatorio in un'azienda agricola, che si entusiasmava per la teoria delle catastrofi. Nel 1975 il giovane Michel passava per un apolitico, e cioè uno di destra. Lamalattie si spinge a ipotizzare però che, se fosse vissuto in un'isola priva di fastidiosi militanti, sarebbe stato piuttosto di sinistra.
Il saggista che può quasi considerarsi il suo alter ego politico, Michel Onfray, sottolinea la potenza profetica di "Sottomissione", pubblicato il giorno dell'attentato a Charlie Hebdo, e che prevedeva l'avvento al potere dei Fratelli Musulmani: teme già il suo prossimo romanzo, che ci svelerà, inesorabilmente, a quali supplizi saremo destinati.
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