Università, bestemmia in aula: professore sospeso. Cinque mesi senza stipendio

Università, bestemmia in aula: professore sospeso. Cinque mesi senza stipendio
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Mercoledì 31 Gennaio 2024, 07:46

Sono stati confermati dal consiglio di amministrazione dell’ateneo d’Annunzio di Chieti-Pescara i cinque mesi di sospensione senza stipendio per il docente universitario M.P. Il primo Cda del nuovo anno (il rettore Stuppia era in videoconferenza) non poteva contestare l’esito del collegio di disciplina presieduto da Marcello Villani, e quindi di fatto ieri mattina ha ratificato la sanzione proposta, ovvero la sospensione che comunque continua a prevedere la corresponsione al professore docente romano 59enne di Tecnica delle costruzioni, dell’assegno alimentare.

I fatti contestati al docente risalgono al periodo di lockdown, quando il rettore era Sergio Caputi. Lo stesso docente pare abbia tirato più volte in ballo, nella sua replica davanti al collegio di disciplina le difficoltà legate alla didattica a distanza che l’ateneo è stato costretto a perseguire per non interrompere l’insegnamento. Proprio la modalità della dad sembra aver infastidito non poco il docente. Una situazione molto pesante che probabilmente ha influito non solo sul rendimento dei ragazzi. 

Le escandescenze di M.P. sono state giudicate dal collegio di disciplina lesive dell’immagine dell’ateneo, oltre che del decoro e della dignità degli altri docenti.

Due le segnalazioni arrivate al nuovo rettore Liborio Stuppia che non ha potuto far altro che applicare il codice deontologico interno. E il fatto che fossero registrate dalle apparecchiature utilizzate per fare lezione online ha fatto sì che non fossero direttamente contestate dal docente che pare abbia ammesso il contenuto, bestemmia compresa, non ponendo dubbi sulla paternità delle stesse. La mancata contestazione delle condotte lesive dell’immagine dell’ateneo ha fatto sì che il collegio procedesse a chiedere la sanzione. In sede di collegio di disciplina, infatti, pare che il docente si sia limitato a giustificare il proprio comportamento attraverso i problemi didattici legati all’emergenza Covid e di preparazione degli studenti. A questo punto, il docente, se ritiene, potrà fare ricorso al giudice del lavoro. 

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