Non sono previsti interventi, lo speaker chiude l’elenco con i «giovani maestri» e, nonostante qualche pettegolezzo qua e là, appare quasi impossibile che il capo dello Stato possa rompere il protocollo. E invece l’incedere verso il microfono, sotto gli occhi quasi attoniti di una platea stracolma (ci sono tutti, ma proprio tutti), accende la speranza. Mattarella parla. «Questa è una variazione a una regola che rimane inalterata, rassicuro il cerimoniale, non creo un precedente», scherza. Qualche risata, e poi il perché dello «strappo» diventa chiaro. E’ L’Aquila, il perché.
«C’è una ragione specifica per la quale sento l’esigenza di affiancarmi ai protagonisti veri di questa giornata -dice- Come altre città sedi di atenei, L’Aquila è fortemente contrassegnata dal suo carattere di città universitaria. Questa università non ha interrotto l’attività neppure nelle settimane successive al terremoto ed è stata tra le più importanti testimonianze della volontà degli aquilani di non rassegnarsi alla distruzione. Un ateneo che, lungi dall’arrendersi, tende a contribuire da protagonista a ricostituire la serenità della convivenza, la normalità. Un messaggio importante contro i “messaggeri” di distruzione e violenza».
L’ORRORE - In questo, Mattarella legge un legame con gli attentati a Parigi (alle 12 anche qui si è osservato un commosso minuto di silenzio), con la necessità dei francesi, e del mondo intero, di ripartire subito, senza indugi. «Questi per l’Europa sono giorni di allarme, cordoglio, tristezza. Ma anche di volontà di reazione. Reagiremo, anche noi italiani, con determinazione e intransigenza contro l’ondata di violenza fondamentalista, di oscurantismo, di intolleranza, che cerca di condizionare e porre in difficoltà la serenità della convivenza. Tra gli strumenti di questa reazione è fondamentale la cultura, farmaco contro l’oscurantismo e l’intolleranza». Ecco perché è importante l’inaugurazione di un anno accademico, «per ribadire l’indispensabilità dello sviluppo culturale. La cultura è elemento di forza della civiltà».
GLI INTERVENTI - Mattarella ha appena ascoltato la rettrice Inverardi, con voce rotta dall’emozione, dire che l’ambizione dell’ateneo è divenire «parte del Paese che funziona»; che sì, è vero, qui ci sono «meno studenti ma più motivati». E gli studenti, con Andrea Fiorini, rispondere a tono, con la sottolineatura del «proliferare esasperato dei numeri programmati che hanno impedito di scegliere cosa e dove studiare». E ancora l’auspicio alla coesione del rappresentante dei dipendenti, Domenico Ciocci, e la splendida prolusione dei giovani maestri Riccardo Paone, Valentina Innocenzi, Simone Fagioli, Soheila Raysi, Alfonso Forgione. Quanto basta a Mattarella per chiudere con un auspicio: «Sappiamo tutti che non basta la ricostruzione indispensabile di edifici e strutture. Va accompagnata dalla ricostituzione del tessuto economico-sociale. E l’Università gioca un ruolo essenziale».
© RIPRODUZIONE RISERVATA