L'auspicio di Mattarella: «Università
al centro del rilancio della città
Parigi riparta come L'Aquila, senza indugi»

L'auspicio di Mattarella: «Università al centro del rilancio della città Parigi riparta come L'Aquila, senza indugi»
di Stefano Dascoli
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Sabato 21 Novembre 2015, 13:57 - Ultimo aggiornamento: 17 Novembre, 10:15
L'AQUILA - Quando il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella si alza, in realtà nessuno, in questa compressa aula magna dedicata ad Alan Turing, uno dei padri dell’informatica, pensa che possa parlare.



Non sono previsti interventi, lo speaker chiude l’elenco con i «giovani maestri» e, nonostante qualche pettegolezzo qua e là, appare quasi impossibile che il capo dello Stato possa rompere il protocollo. E invece l’incedere verso il microfono, sotto gli occhi quasi attoniti di una platea stracolma (ci sono tutti, ma proprio tutti), accende la speranza. Mattarella parla. «Questa è una variazione a una regola che rimane inalterata, rassicuro il cerimoniale, non creo un precedente», scherza. Qualche risata, e poi il perché dello «strappo» diventa chiaro. E’ L’Aquila, il perché.



«C’è una ragione specifica per la quale sento l’esigenza di affiancarmi ai protagonisti veri di questa giornata -dice- Come altre città sedi di atenei, L’Aquila è fortemente contrassegnata dal suo carattere di città universitaria. Questa università non ha interrotto l’attività neppure nelle settimane successive al terremoto ed è stata tra le più importanti testimonianze della volontà degli aquilani di non rassegnarsi alla distruzione. Un ateneo che, lungi dall’arrendersi, tende a contribuire da protagonista a ricostituire la serenità della convivenza, la normalità. Un messaggio importante contro i “messaggeri” di distruzione e violenza».



L’ORRORE - In questo, Mattarella legge un legame con gli attentati a Parigi (alle 12 anche qui si è osservato un commosso minuto di silenzio), con la necessità dei francesi, e del mondo intero, di ripartire subito, senza indugi. «Questi per l’Europa sono giorni di allarme, cordoglio, tristezza. Ma anche di volontà di reazione. Reagiremo, anche noi italiani, con determinazione e intransigenza contro l’ondata di violenza fondamentalista, di oscurantismo, di intolleranza, che cerca di condizionare e porre in difficoltà la serenità della convivenza. Tra gli strumenti di questa reazione è fondamentale la cultura, farmaco contro l’oscurantismo e l’intolleranza». Ecco perché è importante l’inaugurazione di un anno accademico, «per ribadire l’indispensabilità dello sviluppo culturale. La cultura è elemento di forza della civiltà».



GLI INTERVENTI - Mattarella ha appena ascoltato la rettrice Inverardi, con voce rotta dall’emozione, dire che l’ambizione dell’ateneo è divenire «parte del Paese che funziona»; che sì, è vero, qui ci sono «meno studenti ma più motivati». E gli studenti, con Andrea Fiorini, rispondere a tono, con la sottolineatura del «proliferare esasperato dei numeri programmati che hanno impedito di scegliere cosa e dove studiare». E ancora l’auspicio alla coesione del rappresentante dei dipendenti, Domenico Ciocci, e la splendida prolusione dei giovani maestri Riccardo Paone, Valentina Innocenzi, Simone Fagioli, Soheila Raysi, Alfonso Forgione. Quanto basta a Mattarella per chiudere con un auspicio: «Sappiamo tutti che non basta la ricostruzione indispensabile di edifici e strutture. Va accompagnata dalla ricostituzione del tessuto economico-sociale. E l’Università gioca un ruolo essenziale».
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