Dopo i medici, anche i veterinari sono vittima di aggressioni di clienti insoddisfatti delle cure dei loro animali, soprattutto quando l'esemplare muore e si spezza quel legame profondo che li lega. Anche il veterinario, al pari di un medico, ad esempio, del pronto soccorso, può avere il burnout, una condizione di disagio psicofisico connesso al lavoro che svolge. Si manifesta quando i clienti sono difficili «oppure - come spiega il 46enne veterinario di Teramo, Giovanni Ferrari – quando il legame tra animale e uomo è così forte che quando capita qualcosa di brutto, il veterinario è spesso oggetto di aggressioni verbali, è difficile gestire la sofferenza uomo - animale. Si raccolgono tante ansie che sono pericolose. Addirittura, in Gran Bretagna il tasso di suicidi è di una certa importanza».
IL FENOMENO
Crescono di numero le cliniche per cani e gatti nel capoluogo abruzzese, ma più in genere l’amore per l’animale da affezione (in Italia sono più di 60 milioni, in buona sostanza uno in ogni famiglia), categoria che contempla anche pesci, uccelli e piccoli mammiferi. Una svolta che si è notata soprattutto dopo il Covid-19 in città e di conseguenza anche il mercato del pet food sta assistendo in centro e in periferia a svariate aperture di esercizi del settore. Un trend che comprende l’animalismo in genere, che soprattutto sui social si presta a bollenti diatribe tra i vari attori su orsi, colonie feline e tanto altro ancora. «Col passar del tempo c’è stata una maggiore sensibilizzazione - spiega Giovanni Ferrari - sviluppata recentemente anche con la pandemia che ha visto animali e uomini chiusi nello stesso ambiente per più tempo. Ma c’è un approccio diverso, a tutto tondo ora: si è instaurato spesso un rapporto quasi parentale, anche amicale in taluni casi, se non funzionali quando si tratta di cani da caccia ad esempio. Gli animali, del resto, sono senzienti e hanno bisogno di noi».
Ferrari, sposato con Melania, lavora come associato alla clinica veterinaria L’Arca, sorta in città nel ‘97.