Suicida in carcere a 20 anni, il padre in lacrime all'obitorio. I parenti: «C’è stato un litigio, poi le grida»

Patrick Guarnieri aveva problemi di udito dalla nascita e "difficoltà cognitive" dicono gli amici. "Non si sarebbe mai ammazzato"

Suicida in carcere a 20 anni, il padre in lacrime all'obitoiro. I parenti: «C’è stato un litigio poi le grida»
di Teodora Poeta
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Giovedì 14 Marzo 2024, 10:35 - Ultimo aggiornamento: 10:51

«Patrick non si può essere ammazzato da solo perché non era la prima volta che entrava in carcere. Quell’ambiente lo conosceva da quando era un ragazzino, è entrato e uscito tante volte, e noi siamo sicuri che non lo avrebbe mai fatto quel gesto». Una certezza che arriva da alcuni parenti del giovane ritrovato impiccato con un lenzuolo all’inferriata della finestra della sua cella nel reparto comuni del carcere di Castrogno a Teramo,  nel giorno del suo ventesimo compleanno. Patrick Guarnieri aveva problemi di udito dalla nascita, ma a quanto pare, così come confermano i suoi parenti, «anche altre difficoltà cognitive» a questo punto probabilmente mai certificate fino in fondo o comunque compatibili con il regime carcerario. Alle spalle, invece, precedenti per furti commessi in varie città d’Italia. Due giorni fa l’aggravamento della misura che l’ha portato in carcere dopo un obbligo di dimora violato. «Un ragazzo come lui non poteva stare in carcere e invece ce l’hanno mandato. Patrick era buono. Quando stamattina (ieri per chi legge, ndr) mi hanno chiamato per dirmi che si era impiccato, non ci potevo credere». Davanti all’ obitorio dell’ospedale di Teramo in decine, tra amici e parenti, sono arrivati per stringersi al dolore dei familiari. Il posto è rimasto presidiato da polizia e carabinieri.


Seduto in lacrime il papà di Patrick che avrebbe già presentato una denuncia per fare chiarezza sull’accaduto, con l’autopsia disposta dalla pm. Secondo i parenti, martedì sera il giovane potrebbe aver litigato con qualcuno in carcere. «Ci hanno riferito che c’è stato un litigio – raccontano - ma non sappiamo con chi. Ci hanno anche detto che il giubbotto di Patrick è stato ritrovato strappato». Dichiarazioni che ora dovranno trovare un riscontro da parte degli inquirenti. Così come gli altri particolari che hanno aggiunto: «Ieri mattina uno dei nostri ragazzi è uscito dal carcere e ci ha raccontato che proprio l’altra notte ha sentito urlare». Il loro sospetto è che si trattasse proprio di Patrick. Ma chi avrebbe potuto fargli del male o spingerlo a togliersi la vita? «Noi vogliamo che venga fuori la verità», dicono. E il primo passaggio in questo senso sarà proprio l’autopsia. Dopo che la mamma del 20enne, che si trovava pure lei detenuta a Castrogno, ha purtroppo visto il figlio immediatamente dopo i fatti. «L’hanno portata nella cella per farglielo vedere e si è sentita male».
 

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