Cesare e Jenny, gli scrittori-eremiti che vivono nel paese abbandonato con i prodotti del bosco

Cesare e Jenny, gli scrittori-eremiti che vivono nel paese abbandonato con i prodotti del bosco
di Maurizio Di Biagio
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Venerdì 17 Settembre 2021, 10:37

In piena era tecnologica, nel bel mezzo di una pandemia, Cesare e Jenny preferiscono vivere senza tv, auto e internet, senza un supermercato a tiro di schioppo, in un paese abbandonato a più di mille metri di altezza, nei pressi di Cortino, in provincia di Teramo. Ed anche senza vaccino, tanto lo spauracchio dell’assembramento su quelle montagne si va a fare benedire, nel silenzio del nulla, vicino ad una chiesetta diroccata ed un panorama mozzafiato, tra boschi ed un Gran Sasso maestoso. Entrambi scrivono, entrambi hanno pubblicato dei libri, e quella pace di sicuro esalterà la loro vena creativa. Sono giovani, sulla trentina, e la loro filosofia di vita verte su di una sorta di nuovo ascetismo, cercando il cibo nei boschi, per prepararsi al lungo inverno.

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Cesare è marchigiano di San Benedetto del Tronto e ha trovato il suo buen retiro qui: «Inizialmente il mio obiettivo era quello di andare a piedi fino in Cina ma una volta iniziato, nel 2007, dalle parti dell’Albania mi sono accorto che i soldi non bastavano più e allora sono andato in Australia per un lavoretto, il tempo di guadagnare qualcosa e sarei ripartito». Ma il destino laggiù gli ha fatto conoscere Jenny, un’olandese che come lui condivideva letteratura e avventura.

La scintilla è scoccata subito e a bordo di un Mitsubishi Express vagando per le strade rosse del continente. E sono tornati in Italia. Camminare tanto è stata “la sua scelta di vita”: «Ero iscritto a giurisprudenza, ma per la verità mi sentivo molto confuso». Uno stato che lo ha condotto in un paese abbandonato di poche case sparute fatte di pietre di arenaria in cui durante il giorno puoi ascoltare il rumore di frasche mosse dal vento, di mosche, di uccelli e di un jet che si libra alto nel cielo scintillante.

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La giovane coppia vive in una casetta di due piani. Ha tappezzato le mura di tanti libri: «Ora avremo tanto tempo per leggerli. Ed anche per scrivere». Sono vegani: «Non mangiamo nulla che sia di origine animale» e si arrangiano con un orto che hanno realizzato loro. Si nutrono anche di frutti del sottobosco, «di noci, lamponi, more, melette biancospino, poi erbe come la rosa canina e tanto altro ancora». «Ci svegliamo alla luce del sole, seguiamo il ritmo giorno-notte, e alle sette la prima cosa che facciamo è quella di bere un cucchiaino di amaro svedese, una grappa lasciata fermentare con tante erbe. Mi faccio una tisana con le ortiche, un bel frullato e poi inizia la colazione vera e propria: una specie di porridge con una bevanda vegetale». A seguire lunghe camminate nei boschi e ruscelli: «Ci stiamo preparando per il lungo inverno raccogliendo erbe e frutti, come d’altronde facevano una volta qui». Paura? «No, non ne abbiamo, sentiamo la notte i rumori di cinghiali che vengono a mangiare le mele, ma passano subito».
 

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