Flavia Di Bonaventura travolta e uccisa da un'auto, le motivazioni della condanna: «Ebbrezza e velocità, colpa elevatissima»

Inflitti 7 anni a Davide De Felicibus, 34enne di Atri. Il gip Lorenzo Prudenzano scrive: «Non si era nemmeno avveduto della presenza del velocipede dell'amica dotato di luci di segnalazione»

Flavia Di Bonaventura travolta e uccisa da un'auto, le motivazioni della condanna: «Ebbrezza e velocità, colpa elevatissima»
di Teodora Poeta
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Mercoledì 3 Maggio 2023, 10:33

Nonostante il dispositivo d’illuminazione posteriore della bicicletta condotta quella sera da Simone - sul cui portapacchi c’era Flavia - non funzionasse, secondo il gip Lorenzo Prudenzano, Davide De Felicibus, «che non si era nemmeno avveduto della presenza del velocipede di Cristina dotato di luci di segnalazione», li avrebbe travolti lo stesso. Anche se avessero avuto in quel momento le luci. È quanto emerge dalle motivazioni della condanna a sette anni con rito abbreviato, recentemente depositate, per De Felicibus, il 34enne di Atri, ancora agli arresti domiciliari (difeso dall’avvocata Ida Nardi), che lo scorso 22 agosto ha investito e ucciso la giovane pittrice rosetana Flavia Di Bonaventura, 22 anni, e ferito i suoi due amici, Cristina e Simone, sulla statale 16 Adriatica a Pineto, in provincia di Teramo.

Nei suoi confronti non è stato possibile riconoscere le circostanze attenuanti generiche perché «i fatti sono gravi – si legge - il grado della colpa ascrivibile all’imputato è elevatissimo, tenuto conto della concorrenza di guida in stato di ebbrezza e di guida a velocità più che doppia rispetto a quella massima consentita dalla legge, peraltro in orario notturno. Si deve aggiungere la scelleratezza dell’utilizzo di una vettura priva di copertura assicurativa.

Non vanno dimenticati i precedenti di polizia relativi alla guida in stato di ebbrezza accertata nel 2010 e al danneggiamento di un’auto della Polizia di Stato», nel 2015. Ma, così come aggiunge sempre il giudice, non si può riconoscere neanche la circostanza attenuante delle concause «poiché le condotte di guida di Cristina e di Simone non paiono aver rivestito alcuna incidenza causale sull’urto dei veicoli». Entrambi mantenevano la destra, così come emerso dalla perizia della procura, diversamente da come sostenuto dalla difesa che ora appello. E lo farà puntando sulle condizioni di Simone che aveva bevuto prima di mettersi in sella alla bici con Flavia, ma sempre secondo il giudice «non emerge che esse avessero favorito improvvisi spostamenti del velocipede verso il centro della carreggiata».

Da un filmato acquisito dalla polizia giudiziaria, che però non riprende il momento dell’impatto, gli inquirenti hanno visto le due bici transitare pochi istanti prima sulla Ss16 in fila indiana, mantenendo la destra e accertare, invece, che la Panda con il 34enne alla guida andava veloce (è stato calcolato a più di 120 chilometri orari) e con i fari abbaglianti accesi. Dopo Cristina, che è caduta a terra ma è riuscita subito a rialzarsi per correre dai suoi amici, l’auto ha letteralmente tamponato Flavia e Simone che, invece, sono stati scaraventati sul cofano e sul parabrezza della Panda, per poi finire sul tetto ed essere infine proiettati in avanti, sull’asfalto. Quella sera Flavia non ce l’ha fatta a sopravvivere, ma i suoi genitori, acconsentendo ad una sua volontà, hanno donato i suoi organi.
Teodora Poeta
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