Disabilità, Enzo Cipollone: «In carrozzina posso entrare solo in 8 negozi del centro, preclusa anche la farmacia»

La denuncia di un disabile 39enne: "Il sindaco venga con me e constati di persona lo scandalo in cui viviamo"

Disabilità, Enzo Cipollone: «In carrozzina posso entrare solo in 8 negozi del centro, preclusa anche la farmacia»
di Marianna De Troia
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Martedì 10 Ottobre 2023, 07:41 - Ultimo aggiornamento: 12:46

«Teramo è una città vietata ai diversamente abili, eppure non siamo animali, anche noi siamo persone». La denuncia arriva da Enzo Cipollone, teramano disabile di 39 anni che da tempo conduce una battaglia, quasi  solitaria, per denunciare le condizioni di impraticabilità della città per un disabile. Esercizi pubblici, locali di ristorazione, addirittura anche farmacie. Manca la pedana e molte attività sono restie per via del pagamento del suolo pubblico da corrispondere. Enzo Cipollone sostiene di averne parlato con il sindaco Gianguido D’Alberto che pure dell’abbattimento delle barriere architettoniche ne aveva fatto un punto qualificante della sua prima campagna elettorale.

«Io chiedo almeno che nel rilascio delle nuove autorizzazioni agli esercizi nuovi si tenga conto delle esigenze di noi disabili - dice il giovane Cipollone - perché nel 2023 è assurdo che una città capoluogo sia impraticabile per noi disabili». Infine l’appello al sindaco D’Alberto. «Io chiedo che venga un pomeriggio con me con una carrozzina a noleggio a percorrere la città in modo che si renda conto dello scandalo che viviamo sulla nostra pelle noi disabili». Un’esperienze in realtà fu proposta ad amministratori (all’epoca dell’ex sindaco Maurizio Brucchi) e a giornalisti nel 2015 su impulso dell’Associazione “Carrozzine determinate”, di Claudio Ferrante, che volle mostrare dal vivo a cronisti e politici come anche i luoghi istituzionali simbolo di Teramo, fossero preclusi a un portatore di handicap. «Zero passerelle, né cartellonista che indichi accessi laterali. Quell’esperienza è rimasta lettera morta - dice Enzo Cipollone - continuo da allora a combattere la mia battaglia da solo, ma nessuno mi ascolta. Ho contato gli esercizi tra locali pubblici e commerciali a cui posso accedere con la carrozzina. In totale in centro storico ne sono solo otto. La verità è che della nostra condizione non importa a nessuno, e i locali non hanno premura di renderci gli ingressi agevoli: chi per il pagamento da corrispondere per il suolo pubblico, chi per le prescrizioni della soprintendenza. Resta il fatto che c’è un locale in centro che fa musica dal vivo e mi piacerebbe quantomeno poter ascoltare un concerto il fine settimana. Mi è impedito anche quello. Questa estate sono rimasto fuori a una farmacia sotto il sole perché avevo necessità di acquistare dei farmici, ma non potevo entrare. Dopo mezz’ora si è accorto di me per caso un cittadino che era entrato in farmacia e che ha sollecitato i titolari ad aiutarmi per farmi entrare.

Io continuerò a metterci la faccia perché noi disabili non siamo bestie. Continuerò a farlo per i diritti di tutti quelli che si trovano nelle mie condizioni e perché dovrebbe essere un diritto ovvio per un capoluogo ai giorni d’oggi».

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