STORIE AQUILANE/Politici al Ministero dei lavori pubblici

Adelchi Serena
di Enrico Cavalli
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Giovedì 14 Aprile 2022, 21:47 - Ultimo aggiornamento: 21:48

L'AQUILA Lo stanziamento dei milioni di euro per l’Abruzzo, previsti dal Piano Nazionale di Ripresa  e Resilienza, riporta il dibattito regionale sulla destinazione e distribuzione di queste ingenti risorse ai fini della realizzazione di opere pubbliche moderne ed efficienti.

Starà alla capacità di Regione ed Autonomie locali, di saper usare le somme a dispozione  in un sinergico rapporto coi  ministeri”centri”di spesa ed esecuzione delle progettualità, a partire da quello dei Lavori Pubblici.

Questo strategico dicastero è stato dall’Unità, appannaggio di politici abruzzesi ed aquilani, in diverse fasi.

Il primo, in ordine di tempo ad assumere la saliente ministerialità, fu il teramano Giuseppe De Vincenzi, da1867 al 1871-73, seguitato da Silvio Spaventa (fratello di Bertrando, filosofo positivista), nel 1873-76, quindi, dal sottosegretariato al palazzo di via Nomentana in Roma, del barone sulmonese Giuseppe Andrea Angeloni nel 1879-1881: queste tre personalità, artefici della politica ferroviaria del Paese e regionale, fra efficientismi e limiti.

In epoca giolittiana, gli Abruzzi (allora, di fatto col Molise), vennero considerati dal “centro”, una “periferia”, bastevoli delle ferrovie ottocentesche, sicchè, si dovrà attendere il 1923, col gabinetto di Benito Mussolini, per vedere un secondo barone e sulmonese, Alessandro Sardi, al sottosegretariato ai LL.PP.; tale compito, assolto  dirottando fondi per opere importanti da Aquila (il palazzo delle Poste e Telegrafi) a Teramo, passando per Chieti, ma, il politico ovidiense, coinvolto nei contrasti del fascismo abruzzese nel 1926-27, lascerà le ambizioni ministeriali per presiedere l’Istituto Luce.

Proprio colui che prevalse su Sardi, nella lotta per la supremazia politica nell’antico Abruzzo Ulteriore II, l’aquilano Adelchi Serena, in ragione delle benemerenze acquisite col Grande Comune e della vicesegreteria del Pnf, sarà dopo Spaventa, l’altro abruzzese al vertice dei LL.PP., e, su un piano municipale, il secondo ministro nazionale, dopo la parentesi agli Esteri nel 1898, del sandemetrano Raffaele Cappelli.

Serena, traghettava dal 1939 al 1940, uno scranno nevralgico, fra autarchia e seconda guerra mondiale, anche per le ulteriori dotazioni del capoluogo abruzzese (si pensi all’Ufficio delle Opere pubbliche ai portici di San Bernardino), però, mancando di risolvere l’atavica questione  della ferrovia fra L’Aquila a Roma; l’attività palesata al dicastero assorbente la maggiore parte della spesa statale, varrà a Serena, l’apertura di credito mussoliniana per la segreteria del Pnf, dal 1940-41.

Nel generale contributo abruzzese alla nascita della Repubblica, spicca il vastese Giuseppe Spataro (tra i fondatori del PPI., nel 1919, assieme all’aquilano Vincenzo Rivera), titolare dei LL.PP., sebbene, per neanche un mese nel discusso esecutivo di Alcide De Gasperi nel 1953.

All’epoca, si stagliavano gli altri due dioscuri della democrazia cristiana abruzzese, a riflesso della divaricazione montana e costiera della regione, rispettivamente, il fiorentino di nascita, Lorenzo Natali, e, il teatino di Gissi, Remo Gaspari, ambedue, a sviluppare due percorsi di crescita regionale.

Il politico aquilano, imposterà, per il traforo del Gran Sasso, la Teramo-L’Aquila-Roma, grazie ai suoi uffici di ministro dei LL.PP., all’atto delle Presidenze del consiglio di Giovanni Leone dal giugno al novembre 1968, e, di Mariano Rumor dall’agosto 1969 al febbraio 1970; senza contare che  da Commissario Europeo, Natali, non mancherà di appoggiare morale e materiale, la sua città di adozione.

Nella contemporaneità, l’auspicio è che nel pieno rispetto dei vincoli del Pnrr, si giunga all’inveramento di opere ed infrastrutture strategiche, dall’Adriatico al Gran Sasso, magari, traendo ispirazione da stagioni politiche che ancora, organizzano la storia regionale, forse, per ciò stessa, meritevole di maggiori riflessioni.

Enrico Cavalli

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