Pescara dice addio a Di Benedetto
se va l'ultimo protagonista Dc

Pescara dice addio a Di Benedetto se va l'ultimo protagonista Dc
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Martedì 5 Gennaio 2016, 09:55
PESCARA - Il 22 dicembre, alla vigilia di Natale, aveva compiuto 76 anni, ma ormai da un mese Fernando Di Benedetto era già altrove. E ieri mattina, senza mai riprendersi dal coma in cui era precipitato alla fine di novembre, al culmine della malattia che lo ha accompagnato negli ultimi anni, si è spento uno dei protagonisti della vita pubblica pescarese del secondo Novecento. Avvocato di grido, un’autorità nel campo del diritto urbanistico, ex presidente del comitato di gestione della Asl, ma soprattutto assessore di lunghissimo corso all’edilizia e all’urbanistica negli anni della piena maturità del boom del mattone. Un democristiano autentico, un tecnico del diritto amministrativo, una testa lucidissima. I funerali di Fernando Di Benedetto, che lascia la moglie e i due figli Renato e Marco che ne hanno ereditato il talento professionale, si svolgeranno oggi alle 12 nella chiesa dei Gesuiti. 

Un uomo abituato a respirare il potere. Nel 1964, poco più che ventenne, inizio l’attività professionale nel prestigioso studio di Giacomo Pierantozzi, avvocato tra i più in vista della città ma soprattutto presidente della Cassa di risparmio di Pescara e Loreto Aprutino per i sedici anni che coincidono con il pieno sviluppo economico dell’area metropolitana. Si forma insieme a un gruppo di colleghi destinati a grandi successi, la generazione dei Di Biase e dei Milia, e ben presto trova nel diritto amministrativo e urbanistico la sua strada. Nei tribunali ordinari e amministrativi riesce a imporre la legittimità dei processi di trasformazione urbana basati su demolizione e ricostruzione a parità di volumi, una metodologia che impedirà la paralisi dell’attività edilizia dopo la bocciatura del piano regolatore nel 1986. Tra i suoi capolavori c’è anche il via libera al centro Ibisco di Città Sant’Angelo, destinato a sgravare Pescara Porta nuova dal peso del commercio all’ingrosso, ma a lungo contrastato dalla procura e dalla politica locale.

LA CARRIERA E LE BATTAGLIE - Sulla fine degli anni settanta il debutto in politica. Da consigliere comunale dc aderisce alla corrente gaspariana e si lega al big dell’epoca Peppino Quieti. Dopo la parentesi alla guida della sanità pubblica, subito dopo lo scandalo delle forniture ospedaliere, si insedia nell’assessorato all’urbanistica dove gestisce le principali partite degli anni Ottanta, su tutte la riconversione degli immobili commerciali di viale Pindaro in sede delle facoltà universitarie. Sempre dalla parte del mattone, ma con l’equilibrio che lo spinge a concepire il vincolo su tutta l’area di Pescara vecchia, altrimenti destinata alla demolizione. A febbraio nel 1993, in piena Mani pulite, incappa nell’inchiesta sulla sede Rai in via Pantini. Finisce a San Donato, ma dal processo uscirà completamente pulito. E senza una parola di risentimento per la procura che all’epoca aveva sede al secondo piano di palazzo Monti, sullo stesso pianerottolo dello studio legale Di Benedetto. La carriera politica di Fernando Di Benedetto finì in quei giorni, lasciando campo aperto al tarlo del lento declino fisico.
P.Mas.
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