Stando a quanto accertato dalle indagini, condotte dai finanzieri del nucleo di polizia tributaria di Pescara, coordinati dal tenente colonnello Michele Iadarola, la mazzetta da 15 mila euro, immediatamente sequestrata, doveva servire a pilotare a favore della società un contenzioso tributario pendente, pari a circa 38 milioni di euro, peraltro già giudicato in primo grado dalla commissione tributaria Provinciale di Pescara in senso favorevole all’erario. Contenzioso innescato in seguito ad una serie di accertamenti condotti nei confronti della società, che ha attività fuori dalla regione Abruzzo, impegnata a realizzare a Formia un centro commerciale.
LE BANCONOTE DA 500 - Da tali verifiche relative alla costruzione del centro commerciale sono quindi emerse violazioni fiscali. Per gli inquirenti la mazzetta, ricevuta a Roma, il 19 aprile, in banconote da 50 e 500 euro, era sostanzialmente la contropartita della sua «strategia processuale» in favore del contribuente. Oltre che per remunerare altri favori resi dal funzionario, tra cui il recente provvedimento di sospensione amministrativa emesso dall’Agenzia delle entrate di Pescara, su iniziativa dello stesso capo dell’ufficio legale, finalizzata ad interrompere l’azione di pignoramento, già intrapresa da Equitalia sui beni della società. Secondo gli inquirenti, infatti, Imparato, che è anche vice segretario nazionale del sindacato Confsal-Salfi, oltre ad aver suggerito al commercialista ed alla società coinvolta le più opportune strategie difensive, avrebbe egli stesso provveduto a scrivere parti delle memorie difensive o comunque atti nell’interesse del contribuente, ponendo in essere un comportamento in palese violazione dei doveri di efficienza, imparzialità e trasparenza che dovrebbero caratterizzare l’attività dei pubblici funzionari, mostrandosi pronto ad asservire la propria funzione agli interessi privati, a danno dell’erario ed a proprio vantaggio.
Per l’accusa, dunque, non si sarebbe limitato a fornire indicazioni o dare semplicemente informazioni, ma si sarebbe comportato da «regista della difesa», stendendo addirittura le controdeduzioni. Da tecnico avrebbe suggerito «le mosse più concrete e fruttuose». Insomma, una sorta di doppio gioco. Durante le indagini, partite da altre inchieste di cui si sta occupando la procura dell’Aquila, sono stati sequestrati al funzionario computer e numerosi documenti che potrebbero aprire ora nuovi scenari sulla vicenda.
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