Imputato di stalking, accusa i vicini: «Sono loro che mi perseguitano»

Il Tribunale di Teramo
di Teodora Poeta
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Giovedì 18 Gennaio 2024, 07:42

Ha puntato il dito contro i suoi ex vicini di casa ribaltando la tesi accusatoria e dichiarando di essere stato lui ad aver subito le angherie degli inquilini che lo hanno trascinato a processo per stalking e lesioni personali. Che tra loro non corressero buoni rapporti sin da subito, questo non lo ha negato. Poi, però, la versione fornita dall’imputato, che ieri si è sottoposto all’esame davanti alla giudice monocratica di Teramo Claudia Di Valerio, è stata completamente discordante rispetto alla tesi accusatoria secondo la quale sarebbe stato lui a spingere due rosetani a denunciarlo fino ad ottenere a suo tempo un divieto di avvicinamento, misura violata e aggravata con gli arresti domiciliari successivamente scaduti.

Ad essere stati riuniti in un unico fascicolo due procedimenti con entrambe le parti offese che si sono costituite parti civile assistite dall’avvocata Adriana Di Felice. Sia l’imputato, un 46enne domiciliato a Roseto, sia i suoi familiari, la mamma e la sua compagna, che all’epoca vivevano tutti insieme nell’appartamento preso in affitto dal fratello di una delle parti offese, hanno negato tutto. Addirittura l’anziana ha detto: «Io ho avuto paura di loro». «Da subito abbiamo avvertito l’ostilità, forse perché quella casa non era mai stata affittata», ha raccontato, invece, la compagna. Con il 46enne che ha dichiarato: «Stare lì era diventato invivibile».

Eppure i soli ad aver denunciato la situazione che si sarebbe venuta a creare sono stati i due inquilini, loro proprietari dei propri appartamenti in quella palazzina, secondo i quali, al contrario, i nuovi arrivati avrebbero reso la loro vita un inferno. Tutto a partire da giugno del 2020.

Si parla di insulti, minacce, rumori molesti provenienti dall’appartamento affittato, riprese con il cellulare, urla e poi liti per il parcheggio. «Allora non sono stato chiaro… smetti subito e rientra dentro casa», gli avrebbe detto una volta mentre davanti al garage stavano utilizzando un seghetto elettrico. «Tu stai attento, io faccio molto male, pendi ma non caschi». Fino ad arrivare all’episodio della presunta lesione personale, pure questa negata dall’imputato, e avvenuta mentre uno dei due inquilini scendeva le scale dal terzo piano e ad un certo punto sarebbe stato spinto dal 46enne. Nel capo d’imputazione si parla di un ruzzolone per quattro gradini che ha causato un colpo alla testa. Nello specifico il trauma riportato è stato del rachide cervico dorso lombare con lieve contusione del fianco sinistro. «Quel giorno ci siamo incontrati per le scale, ma io non l’ho assolutamente toccato», è stata, invece, la versione fornita, ieri, in aula dall’imputato. 

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