L'AQUILA E’ uscito in questi giorni nelle librerie, il volume universitario di Cinzia Bellone, con gli scritti di Fabio Andreassi, Antonio Colonna e Paolo Trevisani, della collana urbanistica/documenti della Franco Angeli Edizioni, la prefazione è di Pier Luigi Carci.
Tra gli autori del volume anche l’aquilano Andreassi, classe 1964, ex velocista di caratura nazionale con ben due presenze in Nazionale e diversi primati, architetto, laureato con lode nell’Università “La Sapienza” di Roma, con specializzazione in pianificazione urbanistica, possiede un nutrito bagaglio curriculare di livello e numerose pubblicazioni.
Protagonista del testo uno tra i quartieri più frequentati dal popolo romano: il “Testaccio” o “Monte dei Cocci”.
«Nella Roma ottocentesca, - racconta Andreassi, - gli antichi romani utilizzavano il parco fluviale e dal porto di Ostia trasportavano con delle enormi chiatte, scorte alimentari e materiale da costruzione; le anfore con il vino potevano essere risciacquate e riutilizzate mentre quelle che trasportavano olio, difficilmente riutilizzabili per via della posa venivano rotte. Così, attraverso la stratificazione di cocci rotti e calce eressero il “Monte dei Cocci” alto venticinque metri. Primo quartiere operaio dove nacque il primo stadio di calcio della Roma; oltre allo stadio – continua Andreassi - questa area era assai nota anche per altri motivi: era il luogo in cui le famiglie romane trascorrevano le “ottobrate”, scampagnate ai piedi del testaccio, in passato c’era anche un mattatoio, il mercato rionale; negli anni ‘80 una comunità molto coesa, la Roma popolare, attaccata al posto, decise di far togliere il mattatoio e infatti successivamente venne trasferito altrove, per una riqualificazione dell’area».
Il "Testaccio", rione storico di Roma, definito, come si legge nella descrizione del volume: «Un eccezionale laboratorio sociale e urbano.
Sabrina Giangrande